Storia di Martin Emilio Rodriguez Gutierrez

Soprannominato "Cochise" per i tratti somatici molto indiani, questo corridore colombiano dotato di ottime qualità naturali di passista, va considerato assieme a Rafael Nino (che gareggiò in Italia come gregario di Battaglin) e Juan Jimenez uno dei precursori del ciclismo in Colombia: assieme agli altri ha tracciato la strada poi seguita da "Lucho" Herrera. Già da dilettante aveva dimostrato di essere il più forte corridore colombiano aggiudicandosi il Giro di Colombia '63, '64, '66 e '67. Poi il 7 ottobre 1970 aveva stabilito il record mondiale dell'ora sul velodromo olimpico di Città del Messico, percorrendo km 47,553. Il primato venne omologato, ma successivamente scoppiarono fortissime polemiche, perché una documentazione fotografica dimostrava ampiamente che i sacchetti erano stati posti a 30 centimetri anzichè ai 20 previsti dalla corda della pista. In ogni caso nelle stagioni successive confermò ampiamente le sue qualità conquistando nel '71 il Campionato Panamericano di inseguimento e laureandosi campione del mondo della specialità sulla pista di Varese battendo in finale lo svizzero Fuchs. Nel '72 venne rifiutata la sua iscrizione alle Olimpiadi di Monaco. Divenuto professionista a 31 anni conquistò subito una vittoria nel Gran Premio di Camaiore e in una tappa del Giro d'Italia, segnalandosi come fedelissimo ed efficiente gregario di Felice Gimondi con la maglia della Bianchi. Col suo capitano vinse anche il Trofeo Baracchi '73 e la Cronostaffetta '75 (assieme anche a Santambrogio). Primo anche nel Giro delle Marche '74, concluse di fatto la sua esperienza professionistica conquistando la Baselga-Pordenone, terz'ultima tappa del Giro d'Italia '75 vinto da Bertoglio.
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