Storia di Michele Gordini

Nato nel 1896 a Budrio di Cotignola è stato protagonista di quel ciclismo epico fatto di strade polverose dal fondo impossibile e di estenuanti competizioni, lunghe anche più di trecento chilometri, la cui partenza veniva data a notte fonda. Dotato di una salute di ferro e di una forza fisica fuori dal comune, alterna per un certo tempo l'attività di facchino con quella di corridore. Nel 1920 a Cotignola partecipa per scommessa alla sua prima corsa. Vince battendo i migliori dilettanti romagnoli in lizza. Iscrittosi alla "Baracca" di Lugo, nel mese di marzo dell'anno dopo, ancora una volta per scommessa, è autore di una prova singolare: lungo la strada del Canale Naviglio batte in bicicletta un cavallo sulla distanza di un chilometro con partenza da fermi: 1'22"4/5 contro 1'32"2/5 del quadrupede. In lui e nei suoi amici si fa strada sempre più l'idea di una possibile dignitosa carriera come corridore. E' determinato a passare professionista e nutre il desiderio di partecipare al Giro d'Italia. C'è uno scoglio però: non ha il denaro necessario. Lo trova grazie a dei compaesani mentre dal lughese Geminiani ottiene a un prezzo di favore una nuova fiammante bicicletta. Così in quel 1921 può iscriversi come "isolato" al Giro d'Italia. Vince tre tappe dell'apposita categoria istituita per i non accasati risultando primo nella graduatoria e 14° assoluto in classifica finale. La buona prova gli frutta una discreta somma in denaro. Al colmo della soddisfazione festeggia l'avvenimento decidendo di registrare all'anagrafe, con il nome di Isolato, il quarto figlio nato da poco. Stravagante, battagliero, indomabile, franco in corsa come nei rapporti umani, si distingue fino al 1928 come atleta di notevole potenza, resistente, ben temprato alla fatica. Dal 1922 al 1928 partecipa al Giro d'Italia sia in veste di "isolato", sia assistito da squadre (1922 "Bianchi", 1924 "Ganna", 1925 "Atala"). Nell'edizione del 1923 si classifica 7° distinguendosi con prove degne d'ammirazione che lo proiettano tra i primi in diverse graduatorie di merito. Partecipa anche a un buon numero di classiche. Tra i suoi risultati: 1° nel Giro dell'Umbria (1922); 1° nel Giro dell'Emilia e nella Coppa Ridolfi (1923); nel 1924 è 2° alla Milano - Torino, 3° nel Giro di Toscana e nel campionato italiano; nel 1927 è 2° al Giro del Veneto e 3° in quello di Romagna. Nel 1927 si classifica 2° nella Roma-Napoli-Roma di 600 km. Come "isolato" prende parte anche al Tour de France; è 21° nel 1925, 24° nel 1927 e ritirato per caduta nel 1928, rendendosi autore di alcune imprese che lo collocano tra i protagonisti leggendari di questa durissima corsa a tappe. L'edizione del 1927, per esempio, lo vede interprete di una lunga fuga nella tappa Bayonne-Luchon di 326 chilometri. Subito dopo la partenza nel buio della notte scappa dal gruppo. Sull'Aubisque il suo vantaggio sale a 45'; per un incidente meccanico è costretto ad attardarsi e viene raggiunto dal lussemburghese Frantz sul Tourmalet. All'arrivo si classifica quarto. Sia nel 1925 che nel 1927 figura tra i primi nella speciale classifica "touristes-routiers". Nel 1929 si ritira nel suo ultimo Tour e cessa l'attività agonistica. Ma nel 1932, dopo aver lavorato come facchino, torna alle corse ottenendo un'affermazione in una gara minore e concludendo, alla fine dell'anno, definitivamente la sua carriera. Intrepido, non si arrendeva mai di fronte alle difficoltà che l'esperienza di corridore, vissuta per lo più da isolato senza sostegno alcuno, gli imponeva: tante forature (i pochi mezzi a disposizione lo costringevano ad usare gomme di scarsa qualità), fame, viaggi di centinaia di chilometri in bicicletta per raggiungere le sedi di partenza adeguandosi anche ad improvvisati alloggi nelle stalle nottetempo.
E' stato uno dei migliori "professionisti Juniores" degli anni '20 giungendo per ben quattro volte consecutive secondo nel "campionato italiano".
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