Giuseppe Paltrinieri ricordato dai nipoti Giovanni (classe 1946) e Luciano (classe 1950)

Lo zio nacque il 28 novembre 1903 a Finale Emilia (MO) ed è deceduto, sempre a Finale Emilia, il 16 marzo 1963. Era soprannominato "Frabon" in quanto faceva il fabbro di mestiere, sebbene a dire il vero non sia mai stato un lavoratore come normalmente lo intendiamo. Era esponente della Democrazia Cristiana locale, dirigeva le processioni parrocchiali mettendo in fila tutti i partecipanti. Si alzava mediamente alle 11 del mattino per andare a letto alle 4 se non oltre. La serranda del suo negozio non era mai chiusa a chiave: chiunque avesse bisogno di qualche operazione meccanica, non aveva che da entrare, e fare autonomamente ogni tipo di lavoro, tanto Giuseppe arrivava sempre molto tardi.....
Era amato e conosciuto da tutti. Ha aiutato tanta gente, economicamente e con sistemazioni di lavoro ecc. Infatti andava spesso a Modena a parlare col Vescovo, col Prefetto, prodigandosi con ogni mezzo per inviare qualcuno ad esempio negli Stati Uniti o in Canada, a lavorare: tutto questo sempre in modo completamente gratuito, mettendoci anche del suo denaro. In tempo di guerra, visto che era amato da tutti, si faceva dare dai tedeschi gli scarponi ed altri indumenti, che lui puntualmente dava a chi ne aveva bisogno; nostra madre lo rimproverava bonariamente dicendo che almeno un paio per sè poteva tenerseli, visto che andava sempre in giro con le scarpe bucate...
Al suo funerale c'era tutta Finale Emilia:  da un lato del furgone c'era la ghirlanda della Democrazia Cristiana, e dall'altra quella dei "Compagni" finalesi. Una persona eccezionale a cui abbiamo voluto molto bene.
Tutti i vecchi di Finale sanno che lui partecipò al Giro d'Italia con Binda e Girardengo nel 1931, ma Giuseppe il Frabaccio si distingueva per arrivare quasi sempre ultimo, al punto che si era sparsa la simpatica notizia che una ditta gli avesse proposto di fare la reclame delle lampade, visto che arrivava sempre a notte inoltrata. Nostro padre Agostino, suo fratello, gli faceva da porta borracce.
Un paio di anni prima della sua morte la nostra famiglia, suo fratello Agostino, con la moglie Linda e noi figlioli, si trasferì a Bologna dove tuttora abitiamo, e lui restò solo in quanto scapolo incallito, sebbene di donne che ambissero avere il ruolo di moglie ve ne fossero state molte. Un colpo apoplettico lo ha stroncato ancor giovane, forse anche a causa del suo disordinato modo di vivere
La sua tomba è ubicata nel cimitero di Finale Emilia (vedi foto nella scheda).
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