Il mito di Alfredo Binda

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Scritto da Gianoli Sergio.

"Vialter si matt! Fate questo per me". Secondo la figlia Lauretta Binda suo papà Alfredo avrebbe esclamato così rivolgendosi a coloro che hanno celebrato il suo centenario della nascita. Il tre volte campione del mondo in un'intervista a Orio Vergani dichiarò: "Dopo la mia morte mi dimenticheranno presto", le celebrazioni che hanno accompagnato l'anno legato a Binda hanno dimostrato il contrario, per una volta il campionissimo si è sbagliato. La storia di Alfredo Binda ha i contorni di una favola nella quale molti sogni sono poi divenuti realtà. Tanti episodi della sua vita hanno dell'eccezionale ,tanti aneddoti si prestano a interpretazioni quasi romanzesche, tutto nel rispetto di un personaggio unico per la sua epoca. Alfredo Binda nasce a "Stì" l'11 agosto del 1902. Decimo di quattordici figli, frequenta le scuole elementari e successivamente si iscrive a una scuola serale di disegno. Nel 1919 emigra in Francia con il fratello Primo e sulla Costa Azzurra lavora come stuccatore presso la ditta di uno zio materno, la sera frequenta una scuola tecnica, inizia a suonare la trombetta e la domenica scorazza in bicicletta sulle colline dell'entroterra. Le pedalate del giovane Binda sono potenti e spesso mette in fila i suoi compagni di allenamento. Viene notato da un certo Morini, originario di Borgomanero, che gli dona la sua prima bicicletta da corsa. Il 4 settembre del 1921 per la prima volta Alfredo Binda pende parte a una competizione ciclistica. Prima gara e prima vittoria per "l'italien" come viene chiamato in Francia, un successo che non appare negli annuari in quanto Binda viene tolto dall'ordine di arrivo per non avere risposto all'appello di partenza. Nell'estate del '23 lascia il lavoro di stuccatore e si dedica a tempo pieno alla bicicletta. 500 franchi al mese il suo primo stipendio da corridore Resta in Costa Azzurra fino al 1924 ottenendo 38 successi. Rientrato in Patria si mette subito in grande evidenza vincendo il Giro d'Italia, il Giro di Lombardia e il Campionato Italiano. Inizia qui la sua grande rivalità sportiva con Girardengo l'assoluto protagonista del ciclismo di quell'epoca. Il Giro di Lombardia del 1926 rappresenta un momento importate per Binda. La gara si svolge in condizioni atmosferiche proibitive. Binda lascia sfogare gli avversari, poi si poeta al comando solitario, prima della partenza ha bevuto sei uova fresche , uova del pollaio di casa, in Valcuvia i suo fratelli lo riforniscono di altre uova, ne berrà trenta in questa giornata epica. Scala il Brinzio sotto la tempesta, poi via verso Legnano e Milano dove giunge con 29'29" sui primi inseguitori. Le cronache di quel tempo raccontano che una volta rientrato a Varese sulle carrozze delle ferrovie Nord , una volta uscito dalla stazione, dove ad attenderlo c'era Togn Ambrosetti, Binda vide ancora degli atleti che si dirigevano verso il traguardo. Nel Giro d'Italia del 1927 vince 12 tappe su 15 e giunge tre volte secondo. Con questa prestazione fa vincere una scommessa all'amico Rizzolini che per ricompensarlo gli regala l'orologio d'oro che il campione portava sempre al polso. Dopo avere vinto il Giro d'Italia per quattro volte in cinque anni, non viene "invitato" perchè la sua presenza toglierebbe ogni interesse alla corsa. Binda protesta vivacemente e ottiene, caso unica nella storia ciclistica, un indennizzo per non gareggiare. Al corridore di Cittiglio vengono versate ventiduemilacinquecentolire. Partecipa anche a numerose "Sei Giorni" e ottiene affermazioni di grande prestigio. Nel suo palmares ci sono tre Campionati del Mondo, ad Adenau, Liegi e Roma, cinque Giri d'Italia, quattro vittorie nel Giro di Lombardia, due Milano - Sanremo, quattro Campionati italiani e ben 41 successi in tappe del Giro d'Italia (record assoluto). C'è anche una Predappio - Roma dal significato particolare per quell'epoca 115 le sue vittorie in carriera. Abbandona l'attività nel 1936 a causa di una caduta che gli procura la frattura del femore. Successivamente viene nominato Commissario Tecnico della Nazionale Italiana , carica che ricopre con capacità e successo guidando gli azzurri per ventidue anni ai Campionati del Mondo e al Tour de France. Nel 1951 sposa Angela Ambrosetti, il matrimonio viene celebrato nella Basilica di San Vittore di Varese ha due figlie, Laura e Maria. Muore il 19 luglio del 1986. Alfredo Binda è stato un innovatore per il ciclismo, un uomo che ha curato l'alimentazione come nessun altro in quei tempi, con delle regole di vita ferree, a letto alle 21, svegli alle 5 del mattino, ginnastica e poi l'allenamento. Capace di andare forte su ogni terreno, è stato il vincitore del primo gran premio della montagna del Giro d'Italia e della prima cronometro. Quando smise di correre ha fatto il "giovanotto", come amava dire, sino ai cinquant'anni poi il matrimonio con Angela e la vita da padre premuroso. A chi gli chiedeva quali attività svolgesse nell'età avanzata rispondeva. "Io faccio l'invitato e il premiato".
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