Vittorio Algeri

Gran finisseur, sia tra i dilettanti, ed in parte anche fra i professionisti. Vittorio, proveniente da una famiglia siamese al ciclismo (suo fratello maggiore Pietro, è stato campione del mondo nell'inseguimento a squadre su pista nel 1971), ed è ancora oggi tra i pochi corridori ad aver vinto il Tricolore su strada, sia da dilettante (nel 1976) e sia da professionista (nel 1984). In ambedue i casi seppe anticipare gli avversari con un colpo di mano nel finale. Da dilettante è stato un evidente con immediata traduzione azzurra e, proprio nel '76, dopo la conquista del titolo italiano, fece parte della spedizione olimpica a Montreal, dove giunse ottavo e fu a lungo fra i protagonisti. Passato prof, all'indomani dei Giochi, ha saputo costruirsi una carriera più che dignitosa, lunga ben 11 anni. Di nota il suo esordio, culminato nelle gran belle condotte nell'inferno del nord. Qui, vinse la tappa di Jambes al Giro del Belgio, colta col solito modo, tanto evidente quanto redditizio, in una giornata che definire di tregenda, è forse poco. Qualche giorno dopo, giunse secondo, dietro l'allora sconosciuto Bernard Hinault, nella classica Gand Wevelgem. Anche al Giro d'Italia, fra piazzamenti e posizione finale (chiuse la corsa rosa al 14° posto), si fece notare assai. Nel 1978, sempre nell'amica primavera, vinse la frazione di Farentino alla Tirreno Adriatico e, al Giro d'Italia, quella di Inverigo. Le sue vittorie colpivano, perché sempre colte con dei guizzi pronti a stuzzicare gli occhi. A suo favore, giocava il fatto di militare in formazioni senza punte primarie e poteva quindi proporre le proprie carte con una certa libertà.
Nel '79 colse ancora un successo alla Tirreno Adriatico, stavolta sul traguardo di Paglieta. Notevole poi il suo successo nel GP di Larciano Terme. L'arrivo in Magniflex Olmo, formazione con maggiori ambizioni, nel 1980, provocò in Vittorio una flessione, ed infatti nell'anno raccolse solo un significativo piazzamento (terzo), nel Giro di Romagna. Diversi problemi fisici lo frenarono assai nel 1981, trascorso in seno alla Honved Bottecchia. Tornò al successo e a piazzamenti di una certa consistenza l'anno successivo, quando vinse una tappa del Giro di Svezia. Di nuovo una stagione poco felice nel 1983, nella quale l'unico acuto fu il secondo posto nella tappa di Vasto, al Giro d'Italia.
Quando ormai tutti lo davano al tramonto, già trentunenne, nel 1984, vinse, con un'azione delle sue la Coppa Bernocchi, abbinata al Campionato Italiano. Nella stagione conquistò anche il criterium di Molteno e il Circuito di Enna. Da gregario corse fino al 1987, senza più ottenere successi. Lasciato il ciclismo praticato, divenne un ottimo direttore sportivo fra i professionisti, ruolo che ricopre anche oggi.
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