Otto Bennewitz

Su questo corridore è impresa ardua costruire un profilo, non già per mancanza di conoscenza, ma per gli argomenti non di nota che il suo tratto agonistico ha partorito. Otto, era un ragazzone biomeccanicamente proporzionato, che aveva nelle robuste e forti braccia, più che nelle gambe, la sua peculiarità più evidente. Per questo, dopo risultati discreti su pista, si trovò proiettato nelle Sei Giorni (per i tedeschi di quell'epoca in particolare, la maggior attrazione ciclistica), proprio per le sue capacità di lanciare il compagno nell'americana. Ma la sua velocità e le sue accelerazioni non erano particolarmente ficcanti e, per questi motivi, anche la forza nel lancio del partner, veniva in gran parte vanificata. I piazzamenti, ed il fisico che si pensava potesse esplodere, gli valsero una discreta carriera in patria fra i dilettanti ed il passaggio al professionismo, come seigiornista, sul finire del '68. L'anno seguente arrivò l'ufficialità del suo nuovo status di corridore, attraverso un contratto continuativo con l'elvetica "Costa Azzurra Zingonia", una simpatica formazione con sponsor di lingua italiana, che seppe raccogliere nell'anno '69, oltre venti corridori di ben sei paesi diversi. Otto, oltre alle Sei Giorni, cominciò a gareggiare su strada con una certa intensità, ma non andò mai oltre la mediocrità. Nel 1970, scioltasi la Costa Azzurra, passò alla Mobel Hauser, anch'essa formazione svizzera e proseguì la sua carriera in particolare di seigiornista (miglior piazzamento, un sesto posto a Colonia, in coppia con Jiri Daler). A fine anno rimase senza contratto e tentò di continuare come "isolato", ma ben presto capì che non era il caso di "sperare", ed a metà '71, abbandonò l'attività.

Le sue prestazioni al G.P. Terme di Castrocaro.
Bennewitz partecipò all'edizione 1969 della corsa, per puro caso e per le informazioni circa spiccate doti di cronoman che poi si dimostrarono prive di consistenza. Su un percorso difficile come quello del circuito di Castrocaro un seigiornista come lui, nemmeno troppo dotato, si sciolse come l'asfalto di quel caldissimo 15 giugno 1969. Ricordo la sua sofferenza, il rossore che aveva reso il suo viso nel contrasto con la chioma biondissima color stoppa, una raffigurazione della maglia della Roma calcio. Era inevitabile che finisse fuori tempo massimo, ed ultimo. Una nota di colore per l'edizione più calda della manifestazione.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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