Giancarlo Toschi

Il ciclismo, da tipico sport di forza resistente, richiede sacrifici e sottopone a sforzi capaci di farti maledire lo strumento bicicletta, o costringerti a mordere il manubrio, come spesso si dice nel gergo. Bene, in questo oceano d'impegno e di fatica, dove già arrivare rappresenta un tangibile successo, ci sono figure, spesso sconosciutissime, che hanno vissuto l'esperienza sportiva, come fosse una lotta per la sopravvivenza, fino a divenire gladiatorie. Giancarlo Toschi può tranquillamente essere inserito nell'elenco di queste. La natura non gli aveva dato il fisico che fa risultato da solo, doveva per forza conquistarsi tutto, a costo di una straordinaria abnegazione. Una qualità, codesta, che sa fare molta differenza quando si è giovani, ma ne fa molta meno con l'andare degli anni, quando la competitività diviene più sofisticata. Infatti, Giancarlo, dopo esser stato un ottimo allievo ad orbita regionale nelle file gialloblu della Scat, seppe mostrare il meglio del suo spirito fra i dilettanti, tanto da finire sui taccuini azzurri. Non erano le vittorie, comunque poco numerose, a piacere, bensì una ammirevole animosità. Fu così chiamato, coi colori nazionali, a difendere il prestigio del nostro ciclismo all'estero, fino ad interessare il mondo professionistico. Al traguardo dell'elite ciclistica, non facile e non prevedibile per sincronia con le sue doti tecniche, vi arrivò veramente, nel 1969, all'interno della Germanvox Wega. L'innata simpatia di Giancarlo, aveva nascosto efficacemente taluni sforzi profusi per conquistarsi un posto nel grande romanzo del ciclismo, ma la realtà era chiara: di energie per fare qualcosa di importante fra i professionisti, ne erano rimaste poche. Toschi lo capì subito e cercò di guadagnarsi la strada del gregariato verso Taccone e Ritter, le due figure più evidenti della squadra. Vi riuscì benino il primo anno, quando chiuse il Giro d'Italia al '79° posto. Nel 1970 però, le sue prestazioni rimarcarono una flessione, ed a fine anno, Giancarlo decise di non insistere con una carriera che, comunque, gli aveva dato anche delle belle soddisfazioni.

Le sue prestazioni al G.P. Terme di Castrocaro.
Toschi era stato uno specialista del cronometro in età giovanile, ma col crescere degli anni, le sue caratteristiche si sfumarono raccogliendo altre peculiarità (animosità e dedizione su tutte), ed il sorriso all'incrocio con la gara contro le lancette, sfumò. Sulle strade di casa, Toschi fu chiamato ad esibirsi nel 1969 e si impegnò, ma non aveva armi per far meglio di quello che fece: giunse 9°, penultimo, a 16'47" dalla furia agonistica di Felice Gimondi.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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