Storia di Aurelio Del Rio

E' il Giro d'Italia del '56, si sta scalando lo Stelvio nella diciassettesima tappa che da Sondrio porta a Merano. Lo Stelvio, salita mitica e impossibile, con i suoi 2757 metri rappresenta l'apoteosi di un Giro pieno di montagne, tanto che la classifica del GPM è divisa in: Trofeo degli Appennini vinto da Bahamontes, Trofeo delle Dolomiti vinto da Gaul e Trofeo dello Stelvio nel quale i due principi dei camosci Bahamontes e Gaul vengono battuti da un trentenne italiano con la maglia della Ignis che si è involato sulle prime rampe ed è giunto solitario in cima: il suo nome è Aurelio Del Rio, è spezzino e per anni ha fatto sognare i tifosi tigullini correndo fra i dilettanti con la maglia dell'Aurora Chiavari.
Nella lunga discesa che dallo Stelvio porta a Merano Del Rio viene raggiunto dai migliori e si piazza undicesimo nello sprint vinto da Cleto Maule su Fiorenzo Magni e Benedetti in un gruppetto comprendendo anche De Filippis, Moser, Nencini, Brankart, Wagtmans e la maglia rosa Fornara.
Del Rio è in grande forma e promette il bis il giorno dopo nella Merano-Bondone. Si dovrà però arrendere al freddo e al gelo ritirandosi come tanti colleghi in quella che resta la tappa più tragica nella storia del Giro.
Del Rio è stato corridore completo che nonostante la buona statura amava scattare in salita. Gran talento che abbinava genio e sregolatezza, capace di grandi imprese ma anche di lunghe pause.
Da dilettante si è tolto diverse soddisfazioni ed è passato professionista nel '54 con la maglia dell'Atala dove è rimasto per due stagioni prima di chiudere la carriera con la Ignis.
Ha al suo attivo due succesi, entrambi nel '55: il Circuito di Bagnolo Cremasco e la prova di Ponzano Magra del Trofeo UVI.
I suoi mezzi gli avrebbero sicuramente consentito di fare di più.
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