Serguei Soukhoroutchenkov Il campione russo che non potè mai sfidare Merckx

Rivista Tuttobici Numero: 8 Anno: 2002

Suchouruchenkov Il campione russo che non potè mai sfidare Merckx

di Gino Sala

Quando si parla di Eddy Merckx tutti si tolgono il cappello davanti ad un imbattibile record costituito dalle 426 vittorie realizzate da colui che è passato alla storia col nomignolo del cannibale. In proposito mi sono sempre chiesto come sarebbe andata la storia se il russo Sergej Suchouruchenkov non fosse entrato nei professionisti ad età avanzata, quando aveva già sparato tutte le sue cartucce.

E qui apro una parentesi riportandomi ad un lontano colloquio col ministro dello sport sovietico. Mi trovavo a Mosca al seguito di Francesco Moser che avrebbe fallito il tentativo per battere il record dell'ora su pista coperta appartenente a Viatcheslav Ekimov. Tempi lontani, ottobre del 1987, intervista con un personaggio affabile nelle sue risposte, ma per niente convincente. Domanda principale: «Perché impedite ai vostri corridori il passaggio al professionismo? Non è un danno per l'immagine nazionale? Cosa avreste potuto ricavare da un duello tra Merckx e Suchouruchenkov? Non vi comportate così nel calcio dove pur conservando lo status dilettantistico vi misurate nei campionati del mondo...»:
Risposta del ministro: «Certo, penso anch'io che Suchouruchenkov sarebbe stato un formidabile avversario per Eddy Merckx, ma per il momento il nostro ordinamento non permette ai ciclisti di esibirsi nella categoria maggiore. Non escludo che ciò possa avvenire. Diamo tempo al tempo...».
Cocciutaggine, visione storta delle cose. Soltanto nell'89 Suchou entrava tra i "prof" per rimanervi fino a metà del '90. Aveva già 37 anni e la sua stella si era spenta. In me rimane comunque il ricordo di un'Olimpiade vinta con una fuga solitaria iniziata dopo pochi chilometri dalla partenza, il ricordo di milioni di spettatori incollati davanti alla tv durante i Giri delle Regioni del '79 e dell'81, il ricordo di un Suchou che in discesa infila con troppa audacia una curva, vola in un fosso, si rialza e vince per distacco, il ricordo del Suchou di San Marino che anticipa Fignon e compagni di ben tredici minuti.

Era bravo, pimpante e radioso in pianura, in salita, a cavallo di qualsiasi tracciato. Era un altro Merckx e gli è stato impedito di dimostrarlo. Come Eddy possedeva le doti per dettare la legge del più forte. Le doti e la serietà nell'applicarsi. Ah, quale stortura, quale delitto, ciclisticamente parlando, averlo bloccato.

Voglio qui riportare il giudizio del già citato Fignon in un albergo del Tour de France. «Mancano le prove per stabilire cosa avrebbe combinato il russo, però penso che possedeva i mezzi per entrare nei libri d'oro più importanti. La sua potenza era straordinaria, idem la completezza».
Non ho notizie aggiornate su Suchou, non so dove e come vive. Probabilmente con la paga (o la pensione) di un ufficiale dell'esercito. Mi pare che fosse inquadrato col grado di capitano, come si usava in quegli anni. Più fortunati di lui sono stati i Konychev, i Tchmil e gli altri russi di minore età che sono ancora sulla scena con stipendi robusti. Inutile aggiungere che se i governanti dell'Unione Sovietica non fossero stati ciechi, oggi Sergej Suchouruchenkov potrebbe godere di condizioni economiche decisamente migliori.
E comunque, avendo conosciuto il tipo non credo che sia soffocato da rimpianti del genere, però qui voglio abbracciarlo per quanto mi ha fatto vedere, per gli spettacoli che ha offerto alla platea degli appassionati. Ciao Suchou e grazie ancora.
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