Walter Riccomi: "che ricordo, le Olimpiadi"

Rivista Tuttobici Numero: 5 Anno: 2007

Walter Riccomi: "che ricordo, le Olimpiadi"

di Gino Sala

Mi capita sovente, andando indietro nel tempo, di conversare con amici del passato e di ricevere attestazioni di affetto. Sono rimpatriate, per così dire, che scaldano il cuore e che riportano il vecchio cronista ai tempi della sua giovinezza. Amici erano e amici siamo rimasti perché il ciclismo è una disciplina che affratella. Tra i ricordi più belli c'è un premio dell'associazione corridori in qualità di difensore della categoria, un'attestazione di stima nei miei riguardi per essere stato sempre vicino ai problemi e alle necessità degli atleti. Ho avuto e ho tuttora un'attenzione che ritengo doverosa e chi ha la bontà di seguirmi conosce le mie preferenze, il mio stare vicino ai gregari più che ai campioni, ben sapendo che esistono differenze economiche incompatibili tra i capitani e i loro preziosi aiutanti. Ecco perché mi viene da gioire quando vince un pedalatore che fatica molto e riceve poco, assai meno di quanto meriterebbe.

Potrei citare tanti nomi e cognomi di ciclisti malpagati e di valori non riconosciuti. Mi viene in mente il bresciano Angelo Tosoni, cittadino di Castenedolo, località resa famosa da Michele Dancelli, un Tosoni che nonostante le sue buone qualità percepiva uno stipendio talmente misero da dover smettere perché le sue entrate erano inferiori a quelle di un semplice operaio. Mi fermo qui per occuparmi di Walter Riccomi, un toscano di Montecarlo (Lucca), professionista dal '73 al '79, scalatore, altezza 1,70, peso 65 chilogrammi, un altro tipo che oggi ricaverebbe compensi decisamente superiori a quelli ricevuti. Quinto nel Tour del '76, due volte settimo nel Giro d'Italia, sette vittorie, tanti piazzamenti, quattro convocazioni in nazionale, luogotenente di Baronchelli, un elemento che dopo un caloroso saluto mi ha detto: «Il ricordo più bello della mia carriera è stato nella partecipazione alle Olimpiadi di Monaco '72 dove, pur arrivando in gruppo sono rimasto colpito dall'ambiente che mi circondava...».

Bella sensibilità di un uomo che è poi diventato un commerciante di calzature e che è padre felice di una fanciulla di nove anni. Ciclisticamente parlando, Walter è stato un bel regolarista, un corridore che ha onorato il mestiere e che pur essendo un ammiratore di Paolo Bettini e di coloro che danno il meglio dall'inizio alla fine della stagione, Walter, dicevo, si dichiara disgustato del brutto andazzo di cui siamo tutti testimoni. «Troppi speculatori, un ambiente da ripulire», si limita ad osservare e nel suo giudizio c'è il rimpianto di momenti decisamente migliori. E come non essere al suo fianco con la speranza di profondi cambiamenti? Fermo restando che meditare non basta, che bisogna agire per rivoluzionare.
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