Jacques Anquetil

Jacques, era figlio di un coltivatore di fragole di Mont Saint-Aignan vicino a Rouen. Si appassionò alla bici pedalando dalla fattoria di famiglia, fino a Sotteville, il mercato agricolo dove di solito il padre proponeva i suoi prodotti. Iniziò a correre a diciassette anni, nel 1951, facendo subito vedere doti non comuni, tant'è che l'anno seguente, era già campione nazionale. Partecipò giovinetto alle Olimpiadi di Helsinki, vincendo il bronzo nella cronosquadre. Determinato e convinto sul fare delle corse in bicicletta un mestiere, decise di passare subito al professionismo, a soli 19 anni, attraverso l'obbligata categoria degli indipendenti.
Charles Pelissier e Gaston Benac, vedendo il suo fenomenale stile in bicicletta e la consistenza del suo passo, lo spinsero a partecipare al Gran Premio delle Nazioni, ovvero la principale corsa contro il tempo del calendario internazionale. Ed il giovane Jacques, sui massacranti 140 chilometri della prova sbaragliò il campo, vincendo con più di sei minuti di distacco sul secondo: nacque così la sua leggenda.
Il mondo del pedale si interessò da subito a questo giovane, capace di spingere i pedali con una compostezza unica, al punto di far dire a più d'uno, che uno come lui avrebbe potuto tenere in perfetto equilibrio, sulla schiena, una coppa di champagne! Il GP delle Nazioni, la gara a cronometro per eccellenza, colei che lo fece scoprire, finì poi per ben nove volte nel taschino personale di "Monsieur Chrono". Nel 1954, a venti anni, Jacques, gridò al mondo che non era solo uno specialista della gara contro le lancette, finendo fra i grandi protagonisti del mondiale di Solingen, dove chiuse al quinto posto, davanti ad un certo Fausto Coppi. Attento a vivere come gli piaceva e a non anticipare troppo i tempi di crescita, debuttò al Tour de France nel 1957, non prima di aver posto come condizione il non inserimento di Luison Bobet, nella squadra nazionale francese, ovvero il connazionale maggiormente rappresentativo nelle corse a tappe. I dirigenti transalpini diedero fiducia al giovane tutto d'un pezzo e Jacques li ripagò vincendo il Tour con un quarto d'ora sul secondo. Dopo un 1958 amaro di soddisfazioni, soprattutto chiamate Charly Gaul, uno scalatore così bravo da infliggergli una delle rare sconfitte nella tappa a cronometro di Chateaulin, nel 1959, provò a vincere il Giro d'Italia, ma ancora una volta il lussemburghese lo anticipò. Al Tour di quell'anno, un altro scalatore, stavolta spagnolo, Federico Bahamontes, si frappose fra lui e il bis nella Grande Boucle.
Nel 1960, al Giro d'Italia, si prese la rivincita su Gaul, vincendo così la sua seconda grande corsa a tappe, ma non partecipò al Tour. Ancora una sconfitta, stavolta ad opera del bertinorese Arnaldo Pambianco, gli precluse un altro successo al Giro del 1961, ma al Tour, che in suo omaggio partì da Rouen, sfruttando gli oltre cento chilometri contro il tempo, ottenne una facile vittoria. Nelle tre stagioni successive, la Grande Boucle presentò l'Anquetil storico, ovvero colui che dominava tutte le tappe contro il tempo e rintuzzava gli attacchi degli avversari in salita, Raymond Poulidor e Federico Bahamontes in particolare. Ma quei tre Tour vinti consecutivamente, furono diversi come difficoltà. Se nell'edizione del 1962, Jacques demolì i suoi concorrenti e nel '63 controllò abbastanza bene la situazione, diverso fu il successo del '64. Gli assalti continui di Poulidor, erano diventati ficcanti e Jacques si trovò fiaccato dai postumi di una festa con relativa notte brava, nel giorno di riposo in quel di Andorra, anche se a smentire il tutto scese in campo la moglie Janine.... Nella tappa Andorra-Toulouse, per farlo rinvenire dalla crisi, il suo diesse Raphael Geminiani, secondo leggenda, gli passò una borraccia di champagne...Vera o non vera quella circostanza, Jacques Anquetil stava perdendo quel Tour, che riguadagnò con una discesa del Port d'Envalira, davvero portentosa. A Parigi solo 55" divisero Jacquot da Poupou. Fu però un successo importante, perché "Monsieur Chrono" aveva vinto nell'anno anche il suo secondo Giro d'Italia, finendo per aggiungersi a Coppi nella doppietta Giro-Tour nello stesso anno.
In precedenza, nel 1963, aveva vinto anche la Vuelta di Spagna e, nel corso della primavera del 1964, era riuscito a mettere in cascina una classica del nord, come la Gand Wevelgem.
A dimostrazione di qualità sensazionali, nel 1965 (dove non partecipò né al Giro e né al Tour), vinse il Giro del Delfinato, una corsa da sempre durissima e, nemmeno 24 ore dopo, viaggiando in parte in macchina, si presentò, dall'altra parte della Francia, al via della Bordeaux-Parigi, la classica più massacrante, vincendola.
Nel 1966 dopo aver stravinto la Liegi Bastogne Liegi, grazie ad una lunga fuga solitaria, dove lasciò tutti i migliori a cinque minuti ed oltre, si presentò al Giro, ma si inchinò alla forza di Motta e alla regolarità di Zilioli. Al Tour, prima di ritirarsi nel corso della 19a tappa, non essendo in buone condizioni, pilotò il giovane compagno Aimar, verso il successo. Tornò al Giro d'Italia nel 1967 e l'avrebbe probabilmente rivinto se i tanti e forti italiani non avessero corso come una Nazionale a vantaggio di Gimondi, ma Anquetil, nonostante la sua vita che non si privava di nulla, c'era ancora.
Continuò a vincere qualcosa d'importante, fino a quando, nel 1969, di fronte all'arrivo di Eddy Merckx, l'unico corridore che ha sempre considerato di un altro pianeta, decise di smettere. Una volta sceso di bicicletta, si ritirò in campagna, dove divenne un grande coltivatore. Lavorò poi per l'Equipe e come commentatore TV. Fu anche CT della Francia. Nel 1987, gli fu scoperto un tumore e nonostante un intervento chirurgico, non riuscì ad evitare la morte.
Fra i tanti aspetti tralasciati nella carriera di Jacques per doveri di spazio, sono da segnalare i suoi tentativi sull'Ora. Fu lui a strappare il record a Coppi. Nel 1967, quando il primato era passato a Riviere, al Velodromo Vigorelli, lo riconquistò, ma il primato non fu omologato, perché si rifiutò di sottoporsi al controllo antidoping, di cui ha sempre vivacemente contestato nascita e procedure.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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