Erik Dekker

Nato a Hoogevenen, 21 agosto 1970, professionista dal settembre 1992 fino al 2006, con 65 vittorie. Non posso dimenticare la sua Medaglia d'Argento alle Olimpiadi di Barcellona, perché quella fu la giornata dell'Oro di Fabio Casartelli, un ragazzo che era di casa per me, visto che sua moglie Annalisa, è di Forlì. Quel giorno, Fabio, dette un segno di classe purissima, ma dietro di lui, sia Erik, che il lettone Ozols, che con lo stesso Casartelli avevano inciso la corsa, alzarono le braccia per salutare come vittoria le loro medaglie. Era il successo di quelli che si piegano con onore all'atleta più forte, di chi sa di aver dato tutto e che saluta un principe. Quell'arrivo, e quelle tre coppie di braccia alzate, non le ho viste più e quando Erik Dekker, da professionista, si mostrava ottimo corridore, non potevo non ripensare a quella giornata che vissi sulle note, costantemente ripetute in cuffia, di un significativo "The One" di Elton John.
L'olandese, dunque, pur non giungendo ad una carriera leggendaria, è stato un ottimo interprete delle corse di un giorno, anche nell'elite. A parlare per lui, il suo curriculum e quelle doti che, quando giungevano al top, potevano essere pericolose per chiunque. Ciclisticamente, un passista veloce, con una capacità da finisseur non sempre provata come poteva, nonché cronoman di nota. Dekker, ha lasciato la sua bella traccia insomma, ed oggi, che non corre più, ci resta una punta di nostalgia per quel ruolo di improvviso protagonista che, ogni tanto, sapeva recitare.
Nel suo palmares si trova un po' di tutto: dalle tappe del Tour de France, alle maglie di Campione d'Olanda, a quelle classiche che sanno impreziosire con un singolo acuto la carriera di un corridore, a quella Coppa del Mondo sempre vessillo di regolarità e completezza, fino alla vittoria nelle brevi corse a frazioni. Chiusa la carriera a fine 2006, è salito sull'ammiraglia della sua ultima squadra, la Rabobank.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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