Eugène Christophe

Nato a Parigi il 22 gennaio 1885, professionista dal 1904 al 1926. Una carriera lunghissima, in gran parte dovuta ad un fisico eccezionale al solo sguardo e ad una versatilità che gli ha consentito di risparmiare preziose energie, alternando gli impegni, senza mai scendere da una evidenza che segnò un'epoca. Eroe sfortunato di un paio di Tour, quando a vittoria ormai certa, guai meccanici lo costrinsero a perdere ore nella riparazione del mezzo. Nel 1913 ebbe un incidente nella discesa del Tourmalet, si sobbarcò una decina di chilometri a piedi, prima di trovare quel soccorso consistente negli arnesi per intervenire e, soprattutto, quei pezzi di ricambio che, però, fu costretto a montare sulla bicicletta da solo, come da regolamento dei tempi. Morale: perse 4 ore che gli costarono la Grande Boucle. Ancor più beffardo il suo destino nel 1919. Dopo esser stato il primo corridore della storia a vestire la maglia gialla, inventata da Desgrange per simboleggiare il primato nella classifica generale del Tour (avvenne nella Grenoble Ginevra del 19 luglio), si trovò nella penultima tappa, abbondantemente primo, a rivivere lo stesso guaio del Tourmalet. Anche in quella occasione, rottura del mezzo e due ore di lavoro per la riparazione. Finì il Tour al terzo posto. Ma "Il Gallo" o "Cri-cri", come veniva soprannominato per la cura con la quale seguiva il suo aspetto e per la capacità di intenerire cuori e corpi femminili, non va ricordato solo per le sfortune. La sua fu una carriera davvero luminosa. Nel 1910 vinse la Milano-Sanremo, una corsa che amava ricordare e che considerò sempre la più bella della sua carriera. Nel 1920 conquistò oltre alla Parigi-Tours, anche la Bordeaux-Parigi, classica che bissò l'anno dopo. Notevoli i suoi successi nel Thropèe Polymultipliée del 1914 e nella Parigi Calais del 1909. Al Tour conquistò complessivamente tre tappe, tutte nel 1912. Forte su pista, dove era un assoluto richiamo, trovò però nel ciclocross il terreno d'elezione, collezionando ben 7 titoli nazionali (allora non c'erano i mondiali nella specialità), al punto di esser definito "il campionissimo del ciclismo invernale".
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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