George A. Banker

Arrivò al ciclismo per la vivacità che l'animava. Ben presto conobbe la pista, già fortemente organizzata ed in voga negli Stati Uniti, ma non gli bastavano quei confini. Infatti, ancor giovanissimo, divenne un riferimento per la sua terra, tanto facile alla vittoria, quanto desideroso di sfide che gli potessero dare fama e riconoscimenti più completi. Si spostò così, a soli vent'anni, in Europa, impegnando i già consistenti guadagni ottenuti sui tondini di casa e parte dei danari che la famiglia, abbastanza agiata, gli passava. Anche sul vecchio continente, mantenne il suo ruolino di pronosticabile al successo, vincendo da subito il Gran Premio di Parigi e diversi altri GP, fino ad marcare la popolarità aggiuntiva dettata dalla sua provenienza: era infatti soprannominato "l'americano".
Nel 1895 dopo aver dominato il GP de l'UVF nella capitale trasalpina, fu autore in quel di Colonia, di un grande mondiale, poi sfuggitogli per un soffio e non senza rimpianti, come ho già raccontato nello zoom su colui che agli annali lo superò: Robert Protin. Pur mantenendosi nel novero dei più forti, Georges Banker dovette aspettare il 1898 per laurearsi iridato, quando, sulla pista di Vienna, superò il tedesco Vertheyen e il francese Jacquelin. Dopo il successo ai campionati mondial, non trovò più acuti nelle gare iridate, ma continuò ad essere un riferimento dei Gran Premi nelle città d'Europa. Si ritirò nel 1909. La spericolatezza che mostrava sui tondini, la trasferì sulle non certo numerose auto dell'epoca, trovando la morte, il primo dicembre 1917, nelle vicinanze della città natale di Pittsburgh, uscendo di strada proprio su quel nuovo mezzo.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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