Maurizio Malagutti e la Rinascita Ravenna

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Maurizio Malagutti, uno tra gli atleti più generosi; mai vista una volontà tanto forte per emergere. Voleva riuscire, il suo obiettivo fisso era il raggiungimento del professionismo che inseguì con passione e tanti sacrifici, che poi realizzò con il massimo della felicità, ma questo, purtroppo, gli fu anche fatale. Proprio mentre esprimeva il meglio delle sue qualità, vistosamente in crescendo, nel suo ruolo di gregario fedele ed esemplare, una grave caduta nel corso della 13 ^ tappa Scanno - Silvi Marina del 52° Giro d'Italia 1969, gli distrusse la più grande aspirazione della sua vita e una possibile buona carriera. Fu Dilettante di gran livello, forte scalatore e buon passista, mentre non si ricordano successi di rilievo ottenuti in volata. Questa la ragione per cui frequentemente tentava il colpo solitario, che gli riuscì nella maggior parte delle sue 13 vittorie. Un ragazzo che sognava la bicicletta anche da sveglio, con una capacità di autodisciplina eccezionale, era pignolo e preciso su tutto, in particolare nella condotta di vita completamente votata al ciclismo; lo si capiva dagli allenamenti e dall'amore sfrenato verso la sua bicicletta che verificava e puliva continuamente, sostandovi appresso anche per rimirarla. Le sue stagioni da Dilettante le passò tutte nella Rinascita; qualche volta accennava ad altre offerte interessanti, che non erano mosse tattiche per ottenere un miglior trattamento, ma reali perché un corridore del suo livello era nel mirino di molte Società. Non si sa se, in qualche modo, possa avere sofferto la presenza contemporanea di colleghi validissimi come Cavalcanti, Reggi, Benedetti, Visani. Nulla lo prova e la sua assoluta correttezza lo testimonia, ma viveva le corse con una certa ansietà. In qualche caso fu anche un po' furioso, ma ciò, sicuramente, era da attribuirsi alla sua straordinaria volontà di emergere e non ad una sorta di gelosia. Memorabili le sue strepitose vittorie: 3a tappa del Giro delle Antiche Romagne, Coppa Foschini a Bologna e l'indicativa premondiale a Siena, sempre alla sua maniera, cioè per distacco.Maurizio fu attore, a suo danno, anche di un episodio rocambolesco di quelli che possono essere considerati "roba da matti" che abbiamo promesso di raccontare. La Coppa Caduti a San Martino in Strada (1966) l'aveva collocata tra i suoi obiettivi perciò l'aveva curata fino all'inverosimile, col pensiero sempre rivolto alle tre scalate della Rocca delle Caminate su cui aveva deciso di involarsi. Non aveva lavorato invano, infatti, nel corso del secondo valico, sferrò un attacco micidiale togliendosi tutti dalla ruota: salita, discesa, pianura tutto a razzo accumulando un vantaggio di 3'30". Gli rimaneva l'ultimo assalto alla Rocca su cui avrebbe ulteriormente guadagnato terreno, quindi una vittoria praticamente già incassata, ed eccolo piombare trionfante sul traguardo, e toccare il cielo con un dito, emettendo anche qualche meritatissimo urlo di gioia. Nell'attesa dell'arrivo del terzo gruppetto inseguitore, ormai staccato di otto minuti, i Giudici d'arrivo parlottarono tra di loro, ma Italo Binzoni riuscì comunque a percepire le parole: "squalificato per errore di percorso". Era proprio vero infatti, per errata indicazione degli organizzatori, Malagutti e gli immediati inseguitori, avevano percorso un tratto diverso per 100 metri. La squalifica non era certa, sarebbe stato presentato reclamo, ma a scanso di equivoci, bisognava agire e a Binzoni venne in mente che Visani pedalava stancamente tra gli inseguitori che avevano percorso il tracciato giusto. Detto e fatto: andò di corsa ad incontrare i ritardatari, attirò l'attenzione di Visani e con linguaggio cifrato, gli fece capire che se avesse battuto in volata il drappello, avrebbe vinto la gara. Visani vinse la volata e anche una grande corsa, alla quale non aveva dato gran peso, sapendo di Malagutti scatenato al comando. Fu proprio un paradosso: Malagutti che l'aveva preparata con parsimonia e vinta, rimase beffato, mentre Visani che se n'era fregato, la vinse sul serio. Non è il caso di raccontare quel che successe e le reazioni di Maurizio per un fatto pazzesco che avrebbe ricordato, con amarezza, più delle vittorie. Ristabilitosi dopo la caduta al Giro d'Italia, cercò lavoro rivolgendo domanda di assunzione all'Anic, ma ricevette un benservito. Era noto come l'ombrello che ci voleva la "raccomandazione"; ci fu anche quella e anche "alta", ma in quel caso, a differenza di altri mille, non valse. Decise di formarsi una professione, scelse il diploma in Fisioterapia e oggi (per meriti e non per raccomandazioni) è apprezzato operatore all'Ospedale di Ravenna.
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