Enzo Pretolani e la Rinascita Ravenna

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Enzo Pretolani entrò alla Rinascita in condizioni di maturità dopo il severo tirocinio nella "Vital" di Fusignano in cui conseguì importanti vittorie, insieme ad atleti di rango quali Gregori, Ferretti, Ursi e altri. Anche nella Rinascita si trovò in buona compagnia, prima con Sambi, Savigni e Mariani poi con i sopravvenuti Cavalcanti, Benedetti, Malagutti, Reggi. Con tanti uomini forti la Rinascita poteva dividere la squadra per partecipare a più corse e, non di rado, se ne vincevano anche due nella stessa giornata. Pretolani era uno di quegli "scalatori" che portavano un pesante macigno legato alla sella, ma era una passista eccellente e un velocista formidabile. Se si prende nota del suo ricco palmarés 19 vittorie, notiamo che in gran parte si trattava di corse in pianura, nelle quali era un vero spauracchio; altre di media difficoltà, ma alcune di gran cartello come il Campionato Emiliano a Casalgrande, il Gp Arezzo, una tappa del Giro del Lazio, ma soprattutto la durissima corsa di Jesi con in palio la Coppa Presidente della Repubblica, sulla quale vale la pena dire qualcosa. Una corsa micidiale, resa tale da un sole rovente, una lunga distanza, un percorso severissimo e dalla presenza dei migliori Dilettanti del momento che provocarono una selezione flagellante, in particolare su un'arcigna rampa finale, non lunga, ma taglia gambe, da ripetere cinque volte. Ad ogni passaggio il gruppo di testa ne seminava parecchi, molti boccheggiavano e anche Pretolani, che comunque rimaneva abbarbicato ai primi con tutte le sue forze, pregava in tutte le lingue che quel calvario finisse. Nell'ultimo giro si formò al comando una pattuglia di 11 corridori, alcuni dei quali tentarono sortite individuali poi rintuzzate, fino al punto in cui maturò il tipico clima orientato a difendere il vantaggio per affidare i giochi finali alla volata. Pretolani era ancora lì, non si sa se avesse potuto resistere nel caso fossero stati lanciati altri attacchi sulla detta salita. Sta di fatto, il rinvio alla volata, lo visse come una liberazione che gli procurò un sollievo e un recupero di forze tali da far pensare che avesse mangiato i classici spinaci. Alcuni fortissimi avversari di gran nome, credevano di avere lavorato abbastanza sulle costole dei più veloci per, come si diceva allora, "fargli perdere la volata", ma sbagliarono i conti, perché all'arrivo, dopo una lotta entusiasmante e serrata tra i più quotati, Pretolani si scoprì, saltò sulla destra con uno scatto furioso, al punto che sembrava fosse attirato da uno striscione calamitato, vinse infliggendo agli antagonisti almeno 15 metri. Il blasone della corsa aveva attratto la presenza di giornalisti, perfino della Rai (si pensi che correva il 1965) dai quali fu assediato e fatto segno di mille domande; aveva battuto il fior fiore dei cadetti italiani e vinto il "Presidente della Repubblica". Per Preto, quello fu l'anno d'oro nel corso del quale collezionò, tutto considerato, 12 successi partecipando, anche da solo, a gare infrasettimanali che spesso vinceva. Andare in testa a fare l'andatura era un esercizio che non lo appassionava più di tanto, ma nelle fasi d'attacco e di selezione aveva l'arte e la forza di saltare dal drappello cedente su quell'attaccante e così di seguito fino ad incollarsi ai primi facendo la sua parte, poi, nella volata, era vincente o piazzato. Nel '66 fece l'esperienza professionista in una squadra di "non accasati" chiamata "Selezione Italia" che prese il via al Giro di Spagna e nella seconda tappa, con arrivo a La Manga Sul Mar, si ricordò di essere veloce. Se n'accorsero anche i compagni di fuga che furono staccati di molti metri. Preto sul palco, grandi festeggiamenti, ma mancavano i fiori. "I fiori, dove sono i fiori..?" Una brava persona vide un giardino nelle adiacenze, si sporse, strappò dei fiori e glieli consegnò consentendogli di innalzarli per gli applausi. Tutto perfetto e completo, perfino i fiori per la sua ultima vittoria, ma soprattutto per suggellare degnamente la sua brillante attività. Si tolse maglia e calzoncini, li gettò in una tramoggia dalla quale ne uscirono di nuovissimi e alla moda. Da qui cominciò, infatti, la sua nuova attività nel campo dell'abbigliamento sportivo e oggi gestisce una ben avviata azienda di confezioni.
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