Antonio Margotti e la Rinascita Ravenna

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Antonio Margotti - Si ricorda che cominciò a pedalare da giovanissimo a Belricetto in una gara per "Liberi" su una biciclettaccia inguardabile, riconoscibile non dalla maglia, ma dal frastuono che quell'orrendo arnese emetteva. Non fu un test valido, ma il ragazzino lungo e sottile si piazzò al terzo posto, facendo "vedere" lo sgangherato parafangaccio posteriore a molti di quelli stagionati che praticavano più attivamente. Margotti continuò, non si sa quanto gusto provasse ad allenarsi con quel biciclo messo assieme alla peggio, ma ottenne risultati e anche una vittoria che deve essere raccontata. Gino Guerrini era fidanzato con sua sorella e, lui che le costruiva, andava dalla morosa con la bicicletta da corsa. Un giorno Antonio (Plèdga) gli chiese di provare la bicicletta per un giretto a Fusignano. Gino, uomo di sentimenti nobili, non avrebbe mai negato quella prova al suo futuro cognato, ma Plèdga, invece di un breve giretto, andò a San Savino dove si svolgeva una corsa per "Liberi", prese il via e vinse. Ritornò con la Coppa e Gino gli regalò la bici. All'età di Allievo corse subito con la Rinascita, nella quale rimase ininterrottamente dal 1950 al 1959, l'anno del passaggio a professionista con la Torpado.Altre biciclette speciali non gli mancarono dato che, come detto, il cognato Guerrini, con i fratelli Luigi e Emidio, in quei tempi erano tra i più quotati costruttori di cicli da corsa e quelle splendide "verdone", su misura, erano cavalcate dalla maggioranza dei ciclisti non solo romagnoli. Anch'egli fu "allevato" da Oscar Minzoni (come Grassi, Babini, Andrini, Miserocchi, Castagnoli, Pambianco e altri) e la sua formidabile esplosione avvenne nella categoria dilettanti. Un fustone gigantesco con due "leve" possenti, una volontà di ferro, una grinta impareggiabile, una furbizia acuta e, in gara, un po' "double face" cioè, gentile, disponibile, ma anche ruvido e feroce quando puntava alla posta. Un perfetto e scaltro "animale da bicicletta" che, dopo avere ben studiato il percorso e gli avversari, andava all'attacco. I suoi antagonisti cominciavano a conoscerlo, ma quando attaccava, dopo pochi km dalla partenza, nessuno poteva credere che sarebbe arrivato da solo fino al traguardo. Le imprese spettacolari di Margotti restano per tutti come una leggenda: poderoso in volata affollata o in drappelli; scalatore tale da rimanere sempre con gli attaccanti più forti e irraggiungibile quando era in fuga solitaria; passista da rapporti proibitivi. Un vincente su tutti i terreni e quando decideva di piazzare il colpaccio, sia in circuiti piatti (come quello dei Giardini) che in lunghe gare in linea con una serie di dure salite, per lui pari erano. Negli Albi d'Oro delle classiche nazionali più prestigiose: Coppa Pasini, Città delle Ceramiche, San Pellegrino, Circuito delle Caminate, Gp Moto Guzzi, Coppa Notari, Trofeo della Vittoria, Coppa Amati, Campionato regionale '56 (primo titolo per la Rinascita) Gp Del Rosso, Coppa Orsi, ecc., al primo posto figura il suo nome e, in molti casi con a fianco il distacco che aveva inflitto ai suoi antagonisti. In pochi casi, e tra questi nel Piccolo Giro di Lombardia, "accontentò" i suoi 11 avversari arrivando insieme con loro, per farli fuori in volata. Trentadue vittorie sono molte, se si considera il valore degli avversari, ma soprattutto il valore dei suoi colleghi della Rinascita, perché in quella fase, si trovava in compagnia di Grassi, Andrini, Babini, Pambianco con i quali si dovevano spartire le poste, dato che anche loro vincevano a mani basse. Da mettere poi nel conto che Margotti dovette rinunciare a due mezze stagioni: 1953 a causa di una rovinosa caduta e 1956 per servizio militare. Gli anni 1955-1956 furono le sue stagioni d'oro, ma solo nel '56, pur militare, e nel '57 si guadagnò un posto nella lista dei cosiddetti "azzurrabili" dalla quale veniva attinta la formazione ufficiale azzurra, infatti, nel '58 fu azzurro titolare al mondiale di Reims in cui, al di la del trascurabile 35° posto, svolse fino in fondo la propria parte. Seguirono altre vittorie fino all'ingaggio tra i professionisti nella Torpado nel 1959.
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