Renato Giusti: non vuol fare il gregario

Sport Illustrato 19/11/1959

Giusti: non vuol fare il gregario

Renato Giusti è un ragazzo di temperamento. Quando gli chiesero se fosse stato disposto ad indossare l'abito del gregario alla vigilia di un campionato del mondo dilettanti (Reims), tranquillamente ma decisamente ha risposto di no: non aveva nessunissima intenzione di fare il servitore; preferiva, in sostanza, rinunciare alla maglia azzurra, meta di ogni dilettante. Giusti ha fatto un ragionamento semplice: se io, già da dilettante, rinuncio ad ogni mia possibilità di affermazione per dare una mano agli altri, sono finito; arrivo al professionismo con le qualità di chi, al massimo, può portare borracce d'acqua.
Prima di abdicare ed accettare il ruolo di "portatore d'acqua", Renato Giusti vuole tentare la sua carta. A tutti, il ragazzo veneto dice che non diventerà un grande campione, però non si sente inferiore a molti corridori italiani (da lui già incrociati fra i puri) che oggi trovano giornate di luce con i "grandi". Ed è andato in cerca di una Casa disposta a dargli, come si suol dire, carta bianca; l'ha trovata, questa Casa, nella Torpado.
A Bergamaschi, Giusti piace. Vasco non nasconde ad alcuno che per brillare in campo professionistico occorrono "becco" (traducibile, in ciclismo, in coraggio), volontà, spirito di sacrificio, attesa paziente del momento propizio. E poichè il direttore sportivo della Casa padovana si è detto felice d'avere Giusti a disposizione, significa che il giovanotto possiede tutti i requisiti richiesti.
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