Josef Fischer, l'uomo che correva contro i cavalli

Josef Fischer, chi era costui?
Ben pochi avranno presente questo nome, ormai ai più dimenticato.
Josef Fischer, nato il 10 gennaio 1865 a Atzerln pochi chilometri da Neukirchen, è soprattutto noto per aver vinto, unico germanico, la prima edizione della Parigi-Roubaix, nel 1896.
Erano quegli gli anni di un lavorìo oscuro in cui si forgiò le prime classiche e affiorarono le prime leggende di un ciclismo avventuroso, notturno e pazzo.
E altrettanto pazzi erano quei forzuti della ruota che pedalavano su autentici pesantissimi pezzi di ferro, rigidi e difficili da manovrare.
Nel 1891 si stese attraverso l'Europa il manto della prima classica: la Bordeaux-Parigi.
E nel 1900 il vincitore si chiamò appunto Joseph Fischer.
Ma oltre alla Parigi-Roubaix di 280 chilometri , vinta in 9 ore e 17 minuti alla media di 30,162 Fischer nel 1892 aveva già dominato con il solito piglio del cannibale la Monaco- Pilsting (200 km) e la Monaco-Coburg (300 km).
Nel 1893 aveva anche stravinto la prima massacrante corsa sulla lunga distanza: la Vienna-Berlino (580km!). Questa corsa fu indimenticabile. Fischer, governato da una sicumera al limite della lucida follia, sfidò direttamente un uomo a cavallo.
Erano anni in cui la gente era bramosa di sapere quale fosse il mezzo più veloce: l' uomo in bicicletta o l'uomo a cavallo? Il risultato tolse ogni dubbio: Fischer percorse in modo spietato i 580 chilometri, a quello che si racconta, in poco più di 31 ore; l'uomo a cavallo ne impiegò ben più di 70!!!
Nel 1894 la gente, non paga, cominciò a chiedersi se gli uomini in bicicletta fossero capaci anche di arrampicarsi su per le montagne. Così si inventò, attraversando il passo del Brennero, la Milano-Monaco di 590 km. Si pensi che un treno (un rapido) impiegava 17 ore da Milano a Monaco di Baviera, mentre un treno postale 38. Fischer ce la fece, superando - oltre il solito cavallo e cavaliere - altri 47 dannati della bicicletta, in 29:32:28.
Ma quell'anno fu memorabile nella carriera del folle Fischer. Fu l'anno della sfida con, nientedimeno, William Cody Junior, figlio del leggendario Buffalo Bill.
La sfida avvenne al club Velocipedistico di Monaco di Baviera (Münchner Velocipedclub). I termini della sfida erano di correre per tre giorni per un massimo di sette ore: 15 agosto 2 ore, 17 agosto 2 ore, 19 agosto 3 ore. Chi avrebbe percorso più giri in quel lasso di tempo avrebbe vinto la sfida..
Al club, raccontano le cronache del tempo, vi si raccolse una folla straboccante.
Fischer correva lungo l'anello esterno mentre William Cody Junior in quello interno.
Certamente William Cody Junior fu sfavorito sia dalla struttura ad anello del circuito (curve troppo strette e rettilineo troppo breve) sia dal dover cambiare cavallo a determinati momenti della corsa.
Questi cambi di cavallo, stando sempre alle cronache, entusiasmarono però l'enorme folla presente, perché William Cody Junior effettuava il cambio di cavallo saltando dall' uno all'altro. E l'eleganza con cui il figlio di Buffalo Bill cavalcava il destriero, ammaliò definitivamente gli spettatori deliranti e nuovi allo show dell' americano.
Dopo le prime due ore di sfida Fischer vantava 151 giri, rispetto ai 139 di Cody Junior.
Nei due giorni seguenti la tendenza non si invertì e alla fine dei tre giorni, dopo le ventuno ore stabilite, Fischer aveva compiuto 260 giri, mentre William Cody Jr. si fermò a quota 210.
Anche la vittoria della Parigi-Roubaix del 1896 non fu una passeggiata. Oltre all'inferno delle pietre del pavé Fischer dové fronteggiare pure l'imprevisto.
Al passaggio del gruppo, un cavallo impaurito dalla torma di questi energumeni neri e sporchi come tizzoni d'inferno, s'impaurì e fuggì correndo proprio verso il gruppo infernale.
Fischer, assistito dallo spirito diabolico che sempre lo animava in corsa, ce la fece a scansarlo e non ne fu travolto.
Poco dopo un branco di mucche si spostò dal pascolo al centro della strada bloccandogli il passaggio. Fischer non si perse d'animo. Astutamente aggirò il branco e puntò determinato e freddo verso la vittoria.
Negli ultimi chilometri la polizia, impressionata dal carisma dell'atleta, si adoperò perché non ci fossero altri imprevisti mantenendo un ferreo controllo sul percorso.
Migliaia di spettatori stregati dall'azione di Fischer aspettavano nel velodromo, in piedi e deliranti. Fischer comparve. La banda del velodromo intonò l'inno nazionale. Le ovazioni raddoppiarono entusiastiche ed orgiastiche.
Fischer, diavolo e gentiluomo, finì gli ultimi sei giri del velodromo con un bicchiere di champagne in mano salutando il suo pubblico.
Nel 1903 prese parte al I Tour de France piazzandosi solo 15°. Quel Tour de France fu vinto da Maurice Garin, che alla Parigi-Roubaix del 1896 Fischer aveva schiacciato impietosamente, relegandolo al terzo posto.
Ma nel 1903 Fischer aveva già 38 anni, forse un po' troppo vecchio per una corsa come quella. Chissà se il Tour fosse stato progettato qualche anno prima?
Che avrebbe potuto fare allora il Terrore delle Classiche della Lunga Distanza?
Certo il suo dio non l'avrebbe tradito!
Dopo la sua partecipazione al Tour, Fischer ritornò negli Stati Uniti (vi era già stato nel 1899) per una Sei Giorni, correndo insieme a Bowler.
Poi, presagito che il suo dàimon l'avrebbe per sempre abbandonato, si ritirò dal ciclismo professionista.
Visse, oscuramente, alcuni anni a Parigi lavorando come chauffeur.
Morì a Monaco di Baviera nel 1953.

Articolo pubblicato su www.ilciclismo.it
Articolo inviato da: Fabrizio Ulivieri (San Miniato (PI))
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