Storia di Ferdinand Bracke

Atleta dalle lunghe leve ha trovato nella crono su strada e in pista il terreno preferito per valorizzare le sue qualità di grande passista; ed è contemporaneamente riuscito ad emergere in grandi corse a tappe come la Vuelta a Espana, che s'aggiudicò nel '71 dopo aver sconfitto Ocana senza vincere neppure una tappa, e come il Tour de France. Nel 1968, infatti, fu sul punto di conquistare la maglia gialla avendo a disposizione la frazione conclusiva a cronometro nella quale avrebbe potuto superare gli antagonisti diretti Van Springel (primo) e Janssen (secondo); senonché l'importanza della posta gli provocò una crisi di nervi che, unita all'affaticamento per la durezza della corsa, fu alla base di una prova deludente e di un'amara sconfitta.
Come cronoman s'era presentato con un colpo a sensazione vincendo il Gran Premio delle Nazioni '62 benché sconosciuto indipendente. Nella specialità s'impose pure nel Gran Premio di Lugano '64, nel Trofeo Baracchi '66 e '67 (con Eddy Merckx), nel Gran Premio di Baden Baden '68 (con Adorni) e nel Gran Premio Parisien a squadre. Ma il suo nome è di rilievo assoluto su pista; dapprima come inseguitore, è stato infatti campione del mondo nel '64 e '69 e del Belgio per quattro anni, poi primatista dell'ora con km 48,934 raggiunti al Velodromo Olimpico di Roma il 30 ottobre 1967 dopo essersi sottoposto al regolare controllo antidoping (che poco prima Anquetil aveva evitato a Milano non ottenendo l'omologazione del suo record). Tale limite venne considerato da battere per le piste sotto i 600 metri di quota dopo la conquista del primato da parte di Moser in altura (battuto Merckx): lo superò quindi Oersted e poi anche Moser al Vigorelli nell'autunno del 1986.
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