20 marzo 1932 - Milano-Sanremo

La corsa parte subito su ritmi elevatissimi con numerosi tentativi di fuga che non sortiscono alcun successo. Saranno i primi contrafforti del Turchino a provocare una prima selezione facendo uscire allo scoperto Pelissier, Mara, Frascareli, Rinaldi e Barral il quale da buon scalatore, raggiunge per primo l'imboccatura del tunnel. La discesa ricompatta i cinque fuggitivi che a Voltri transitano con più di un minuto sugli immediati inseguitori, vale a dire tutti i migliori. Da questo plotone esce a sorpresa Bovet che si lancia tutto solo all'inseguimento dei cinque fuggitivi che vengono riagguantati sullo strappo dei Piani d'Invrea. Bovet tira un attimo il fiato; poi dopo Varazze, e precisamente sul breve ma ostico strappetto della "Doganella", scatta ancora. Narrano i vecchissimi suiveurs locali che Bovet approfittò per un breve tratto della scia motorizzata del fotografo Lauro Bordin, ex professionista dei pedali. Fatto sta che Bovet prende quei due-trecento metri di vantaggio sui compagni di fuga e usufruendo di una Aurelia ben asfaltata e spianata (viene eliminata quell'anno la salita del Miramare), arriva al rifornimento di Savona con quasi un minuto sui quattro e quasi cinque su tutti gli altri favoriti. Pelissier non vuole credere ad un tentativo serio di Bovet, e Mara, compagno di squadra, fa buon viso alla vicenda. Il vantaggio del fuggitivo in giornata di grazia, continua a salire e ad un passaggio a livello chiuso di Andora viene cronometrato in tre minuti. A un certo punto Guerra fora e Binda forza l'andatura per portarsi sugli immediati inseguitori, però, una volta insieme compie l'errore di non insistere nella sua azione e l'andatura cala vistosamente dal momento che lo stesso Pelissier aveva dovuto cedere per fatica. Non cala invece l'andatura di Bovet che pur lottando contro un fastidioso vento contrario, taglia il traguardo con la media record per la corsa (34,433 km/h). Per il secondo posto a tre minuti esatti, la spunta il campione di Cittiglio sul pimpante Mara. Onore quindi ad un altro Alfredo, Alfredo Bovet che tanti indicano come francese o svizzero, ma che in realtà è un oriundo italiano con tanto di passaporto e servizio militare prestato che ottiene la più grande vittoria della sua carriera. Con il numero 119 sulla schiena, concluderà la prova in 82° posizione, anche il mitico "diavolo rosso", al secolo Giovanni Gerbi, industriale della bicicletta e mecenate dello sport che ha impiegato quasi un'ora e trenta in meno rispetto al 1907.

tratto da:
C'era una volta la Milano-Sanremo, Carlo Delfino, Grafica D.G.S., Varazze, 1999
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