21 marzo 1926 - Milano-Sanremo

Una giornata uggiosa fa da sfondo al via di questa edizione nobilitata da una buona pattuglia di corridori stranieri, ma tutti gli occhi sono puntati su i nostri due grandi campioni: riuscirà l'astro nascente Alfredo Binda a detronizzare il dominatore del panorama ciclistico nazionale e particolarmente della Milano Sanremo? E' una questione che incuriosisce ed appassiona. La corsa ha un grande seguito di pubblico e un manipolo di ardimentosi comprimari prende il largo quasi subito. A Tortona transita con più di un minuto di vantaggio; ma il gruppo si guarda bene dal dare il via libera e vengono così riassorbiti. Intanto comincia a scendere un fastidioso nevischio. Dopo Ovada, Girardengo incorre in una foratura e davanti si cerca, come al solito, di approfittarne. L'inseguimento del Gira è spettacolare, risucchia avversari come fossero fermi e dopo Campo Ligure si riporta sui primi. In vista della galleria del Turchino scatta Negrini che viene seguito a una manciata di metri da Linari, Binda e Piemontesi. La discesa e la pioggia determinano un rimescolamento delle carte, e dopo il rifornimento firma di Arenzano, Negrini è alla testa di un gruppetto e non si danna troppo l'anima in quanto vuol fare punto di riferimento per il capitano che è segnalato ad un minuto (i due si erano parlati incrociandosi al foglio firma). Non si fa neppure in tempo a riferire del ricongiungimento, che Girardengo decide di fare la selezione sui Piani d'Invrea e allunga in maniera decisa. Gli resistono a stento nella ruota soltanto Negrini e Nello Ciaccheri che continua a voltarsi indietro aspettando invano l'arrivo di Binda. Varazze, Celle e Albissola sono attraversate a grande velocità in quanto Negrini ci da dentro come sa fare lui, ma sfortunatamente prima di Savona, "il mastino di Molare" deve cedere per una inopportuna foratura. Il Gira passa a condurre, e a Savona il vantaggio del tandem superstite è di quasi tre minuti su Piemomtesi, Belloni, Picchiottino e Bresciani che nel frattempo hanno raggiunto Negrini che ha impiegato parecchio tempo per cambiare il pneumatico. A cinque minuti passano Linari e Zanaga, addirittura a otto passano i due legnanisti Binda e Brunero anch'essi vittime di forature. La corsa è ormai segnata perché Girardengo, in una giornata di particolare lena, prende decisamente in mano le redini. Ciaccheri, dapprima, non da più un cambio; poi si rintana come può nelle scia del novese; infine dopo Loano deve cedere ad un allungo improvviso dello scaltro compagno di fuga che vedendolo in affanno, lo castiga.
L'impresa a questo punto assume i caratteri di un trionfo vero e proprio. Assistiamo a una seminata di avversari come raramente nelle edizioni "preistoriche" era stato dato di assistere. Ciaccheri in dieci chilometri viene distaccato di tre o quattro minuti e progressivamente il distacco continua a crescere; dietro la corsa si trasforma, come al solito, in una sorta di cronometro individuale.
Girardengo, ancora una volta, è il faro della Sanremo. Nonostante una caduta e un paio di forature giunge al traguardo con un ottimo vantaggio, mentre dietro i primi quindici arrivano uno a uno come mai prima era capitato. Binda e Brunero, vista la giornata storta, avevano già deposto le armi a Finalborgo.

tratto da:
C'era una volta la Milano-Sanremo, Carlo Delfino, Grafica D.G.S., Varazze, 1999
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