Giovanni Corrieri, mitico gregario del ciclismo eroico

La sua carriera cominciò in Sicilia, la sua terra, nel 1936. Aspirante a 16 anni, poi allievo e dilettante: stracciava tutti ma sognava il continente. Incontrò un siciliano emigrato a Prato, in Toscana, appassionato di ciclismo e diventato presidente della AC Pratese prima e vicepresidente della UVI poco dopo, Francesco Truscelli. Insieme a Truscelli, Corrieri lasciò la Sicilia e si stabilì a Prato nel 1940. Nel 1942 divenne professionista con la Gloria ma divampava la guerra ed ebbe poche occasioni per gareggiare, sufficienti però per farsi notare: nel Trofeo Moschini a Mantova conquistò il secondo posto, nella scia di Succi e concluse al terzo posto il campionato italiano a Roma vinto da Leoni. In autunno indossò la divisa e rimase a Torino nella contraerea fino al 1945. Finita la guerra, nel 1946 ricominciò subito a correre con la Viscontea e vinse il Giro di Calabria; passò quindi alla Legnano (1948) con Bartali, con il quale rimase fino al 1954.
Come lui stesso confessò non aveva molta voglia di allenarsi e quindi accadeva che si presentasse al via delle corse in precarie condizioni di forma e per questo motivo ottenne gran parte dei suoi successi nelle grandi corse a tappe, quando, dopo il terzo o quarto giorni di corsa, diventava un vero leone. Al Giro d'Italia ottenne sette vittorie di tappa mentre al Tour tre affermazioni.
Una perla tra le sue vittorie fu l'ultima tappa del Tour de France 1948, traguardo di Parigi, Parco dei Principi. Aveva già vinto a Metz ed aveva aiutato Bartali nella difesa della maglia gialla, ma nella testa aveva un chiodo fisso: vincere a Parigi. L'ultima tappa, da Roubaix a Parigi, di 286 km presentava non poche insidie lungo la strada. La vittoria di Bartali era ormai sicura: il secondo in classifica, Brik Schotte, era lontano quasi mezz'ora dalla maglia gialla. Quindi Giovannino lanciò la sfida dopo circa un'ora di corsa, trascinando in fuga altri sei corridori. I battistrada collaborarono e la fuga era ormai imprendibile per il gruppo. A 8 chilometri dal traguardo l'ultimo ostacolo, una salita breve ma dura. Attaccò Lucien Teisseire ed il plotoncino si sfaldò. Corrieri riuscì a tenere bene il ritmo imposto dal francese e i due si involarono verso il traguardo. Il francese gli offrì dei soldi per farlo vincere ma Giovannino si voltò dall'altra parte senza rispondere ed entrato in pista, attaccò senza nemmeno guardare Teisseire e vinse senza problemi. Era il 25 luglio del 1948, il giorno più bello di Corrieri corridore ciclista.
Nel 1955, con l'Arbos, l'ultima vittoria: la tappa di Viareggio al Giro d'Italia dove la spuntò di un soffio su Magni in una volata al limite del regolamento.
Nell'autunno del 1956 decise che 36 anni erano più che sufficienti per dire basta al ciclismo agonistico anche se successivamente non rinunciò a saltare sulla "Bartali" da corsa mai tradita dal giorno del ritiro.
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