12 giugno 1947 - Giro d'Italia

Durante la giornata di riposo trascorsa a Pieve di Cadore si è respirata l'aria del trionfo in casa Legnano. Coppi, ha dal canto suo, a più riprese affermato che Bartali risulta imbattibile, troppo superiore in salita. Invece a Trento tutto cambia, il vecchio toscano paga in discesa gli sforzi sostenuti in una settimana e mezza di battaglia. Il Giro si è dunque riconsegnato all'uomo di Castellania dopo sette lunghissimi anni, tormentati dalla guerra e vicissitudini di vario genere. Bandierina del via abbassata alle ore 9, dopo un andirivieni di notizie che impongono di non affrontare il Passo Sella, impraticabile si dice, troppo inghiaiata la strada, anche la salita di riserva, il passo di Costalunga, non concede garanzie e la frazione risulterà così mutilata di una delle maggiori difficoltà. Restano ad ogni modo in programma Falzarego e Pordoi. Il gruppo procede compatto fino a Pecol, dove Ortelli, con De Santi al mozzo, tenta l'improbabile fuga. Coppi e Bartali intruppati attendono il Falzarego per giocare le loro carte. Sono ora sulla prima cima della giornata, e dopo tre chilometri il romagnolo (Ortelli), rimasto solo al comando, è raggiunto da Bartali, Coppi, Bresci, Cecchi, e dal trentottenne belga Maes. Ortelli nello spazio di un paio di chilometri cede. I cinque al comando procedono ad andatura regolare, senza strappi. Anche Ronconi crolla, la selezione naturale provoca i primi sensibili distacchi. La salita poi diviene più arcigna, Coppi pare imballato, Bartali procede in scioltezza. Ormai la vetta è a poche decine di metri, la maglia rosa tenta di cambiare rapporto, si sbilancia e cade. E' l'atto decisivo; d'improvviso Coppi esce dal torpore, attacca, l'airone vola, gli avversari assistono impotenti. La discesa viene affrontata a velocità folle. Un piccolo incidente meccanico colpisce anche Coppi, pochi secondi di stop e tutto è risolto, grazie alla sollecitudine di "Pinella" De Grandi. Bartali, ora, si è ripreso ed in discesa mostra tutto il suo talento: agguanta Bresci, stacca Cecchi e Maes; centocinquanta metri più avanti si staglia la sagoma aggraziata di Coppi, il quale non molla. Gli schemi tattici ormai sono crollati, la tappa è bellissima, straordinaria, aperta ad ogni soluzione. C'è ancora da scalare il passo del Pordoi. Fausto progressivamente aumenta il vantaggio; Gino, invece, pare spegnersi, mentre si segnala la splendida prova degli uomini della Welter: Martini, Cecchi e Bresci. E' il duello tra i titani che in ogni caso fa impazzire il pubblico. Ora sono a metà Pordoi ed il vantaggio del biancoceleste è aumentato a due primi. Poco oltre il campionissimo è virtuale maglia rosa. Ormai il gran duello a distanza si sta concludendo a suo favore, dopo il Gran Premio della Montagna si plana verso Trento, Bartali è raggiunto dai suoi più immediati inseguitori: Fiorenzo Magni, favoloso discesista capace di annullare in breve il distacco accusato in salita, Maes, Martini, Bresci e Cecchi. Il loro ritardo è salito a quattro minuti. Tappa e Giro stanno volgendo al termine, un boato accoglie il trionfatore nello stadio di Trento. Il cronometro scandisce lentamente i secondi, duecentosessantaquattro scatti della lancetta più tardi ed ecco il drappello dello sconfitto. Fausto è maglia rosa ed il Giro ormai non può più sfuggirgli, ora il suo eterno rivale, Bartali, è staccato di 1 e 43".
Articolo inviato da: Giovanni Tarello (Borgo D'Ale (VC))
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