Marco Pantani una vita tutta in salita

Nato a Cesena il 13 gennaio 1970, Pantani ottenne il primo risultato di prestigio vincendo il Giro d'Italia dilettanti nel 1992. Al grande pubblico si impose nel 1994 quando vinse due tappe di montagna al Giro d'Italia (Merano e Aprica) chiudendo la corsa rosa al secondo posto alle spalle del russo Berzin. L'Italia, che da anni non aveva uno scalatore di tale spessore, aveva trovato una nuova stella capace di ripetersi dopo poco con il terzo posto nel Tour de France vinto da Indurain. Nel 1995 Pantani salta il Giro per una caduta in allenamento, ma si prende una bella rivincita Oltralpe dove vince due tappe tra cui quella delll'Alpe d'Huez. A ottobre arriva terzo al Mondiale in Colombia alle spalle di Olano e Indurain.
La malasorte, a lui che nel 1986 era finito in coma dopo aver sbattuto contro un camion, gli si para davanti di nuovo il 18 ottobre. Durante la Milano-Torino viene investito: uno scontro pauroso da cui ne esce con tibia e perone della gamba sinistra fratturati e tanti incubi. Marco reagisce e torna alle gare nell'agosto seguente. Giro '97 e altra caduta, con ritiro dalla corsa, per colpa di un gatto che gli attraversa la strada. Il sorriso gli torna al Tour con i successi in montagna all'Alpe d'Huez e a Morzine. E' l'anteprima della galoppata trionfale dell'anno seguente.
Nel 1998 vince due tappe e la classifica generale del Giro d'Italia, poi si impone in due frazioni del Tour de France che conclude trionfalmente in maglia gialla a distanza di 33 anni dal successo di Gimondi. La sua popolarità è alle stelle e nel Giro del 1999 l'Italia intera sembra essere ai suoi piedi: la bandana che veste la sua fronte diventa il simbolo della sua grandezza. Appena la strada sale lui stacca tutti, sempre e comunque; vince tappe su tappe, infligge agli avversari distacchi abissali. Niente e nessuno sembra poterlo arginare, ma la mazzata arriva la mattina del 5 giugno a Madonna di Campiglio, prima della partenza della penultima tappa. Il suo tasso d'ematocrito supera il 50 per cento, scatta d'ufficio una sospensione precauzionale per 15 giorni e quindi l'esclusione dal Giro che stava dominando.
La folla sulle strade non crede alla notizia, organizza addirittura blocchi stradali pensando a un complotto: a tutti pare impossibile che il mito Pantani possa franare così clamorosamente. Qualcosa dentro di lui si incrina, la strada per tornare in sella e lunga e più faticosa del previsto. Nel 2000 riappare a sorpresa al Giro dove aiuta il suo compagno Stefano Garzelli a fare sua la corsa e poi vince due tappe al Tour prima di ritirarsi. Partecipa all'Olimpiade, ma da comprimario, e a dicembre viene condannato a tre mesi con la condizionale per frode sportiva, ma verrà assolto in appello.
Il 2001 lo vede collezionare una serie di ritiri e altri guai assortiti tra cui una squalifica di sei mesi per una siringa con tracce d'insulina ritrovata in un hotel di Montecatini. Il ritorno, l'ultimo, nel 2003 con la partecipazione al Giro che chiude al 14° posto: qualche fiammata, ma i lampi che lo avevano reso celebre erano ormai storia passata. Eppure il pubblico è ancora tutto con lui, è difficile accettare che il beniamino in difficoltà non possa risorgere di nuovo a dispetto di una realtà che lo vede sempre più in difficoltà. A giugno il ricovero in una clinica di Teolo (Pd), ufficialmente per curare una depressione: vi uscirà dopo due settimane. Il 14 febbraio 2004 Marco morirà regalando l'ultima, purtroppo la più brutta, emozione di una vita vissuta in prima fila, da protagonista assoluto.
Una carriera, per lui che sulle salite ha costruito un mito, caratterizzata da alti e bassi clamorosi, da successi incredibili e cadute rovinose. Marco Pantani, il Pirata, che aveva abituato gli italiani a risorgere dalla polvere, non è riuscito nell'ultimo miracolo, quello di raddrizzare un'esistenza divenuta negli ultimi tempi una salita troppo irta.
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