Storia di Aldo Moser

Primo dei dodici figli nati dal matrimonio di Ignazio Moser e Cecilia Simoni è stato anche il capostipite in termini ciclistici della famiglia. Un rapporto, quello con il ciclismo, intrapreso più per diletto che non con il preciso intento di costruirsi una brillante carriera.
Aldo ha già una certa confidenza con la bicicletta fin da fanciullo, dovendo andare, ogni giorno, da Lavis al suo paese natale, Palù di Giovo, con la gerla di pane sulle spalle. Le fatiche sopportate nella veste di fattorino del fornaio gli consentono di acquistare la prima bicicletta da corsa e di essere già competitivo alle prime corse. E proprio nella prima corsa della sua carriera, Aldo, in maglia Montecorona, non fallisce. E' in palio il titolo di campione provinciale allievi CSI a Volano; Aldo opera la selezione decisiva lungo la salita di Nago. Al suo forcing non resiste nessuno e si invola tutto solo verso la sua prima vittoria: è il 7 agosto 1951.
Nel 1952 colleziona otto vittorie; apre con il successo nella Merano-Bolzano a cronometro e si ripete sul traguardo di Volano, dove si assegna il titolo di campione regionale CSI, con una gara che sembra l'esatta fotocopia dell'edizione precedente. Questi due successi, i più rilevanti dell'annata, sono il chiaro segno di come Aldo Moser sia maturo per il passaggio tra i dilettanti che si registra nel 1953.
Passa nelle file dell'Unione Sportiva Aurora, lasciando il sodalizio della terra natia, ma questa scelta gli consente di correre in una formazione che gli dà la possibilità di misurarsi a livello nazionale. E' la Bolzano-Schiavez la gara d'esordio e ciò che impressiona è il modo con cui Aldo si impone: una fuga promossa negli ultimi trenta chilometri di corsa con il secondo, Giuseppe Pintarelli, giunto a 7'35".
Il prosieguo della stagione lo vede imporsi nel campionato italiano CSI a Reggio Emilia e nel Piccolo Giro di Lombardia, che, oltre a valergli l'appellativo di "piccolo Coppi", lo consacra definitivamente come talento emergente del ciclismo italiano.
Ciò che stupisce di Aldo Moser, oltre alle vittorie, è la mancanza dello spunto veloce. In volata è inesorabilmente battuto e questo lo priverà di molti successi prestigiosi. Nel 1954 riparte per la sua seconda stagione da dilettante e ad aprile si impone nel gran premio Teroldego. Seguono altri successi tra i quali la Bologna-Raticosa, la Ruota d'Oro e il Gran Premio Pirelli. Viene convocato per i mondiali di categoria e gli viene attribuito i gradi di capitano. Il titolo iridato viene vinto dal belga Van Cauter e Aldo si deve accontentare del tredicesimo posto. A fine stagione avviene il passaggio tra i professionisti a Ponzano Magra (25 ottobre 1954) inserito nella formazione dalla Torpado. Due giorni dopo, tra l'incredulità generale, si impone nella Coppa Agostani. Solamente da 72 ore è professionista e già dimostra una sicurezza tipica del campione navigato. A conferma di ciò è protagonista al Giro di Lombardia ricevendo, a fine corsa, i complimenti di Fausto Coppi.
Nel 1955, nonostante dimostri una buona sicurezza nell'interpretare la corsa, difetta ancora nell'esperienza e il bottino a fine stagione è piuttosto magro: tre vittorie conquistate a Potenza, al termine della quarta tappa della Roma-Napoli-Roma, nel Gran Premio Industria e Commercio di Prato e nel circuito di Lavis. Anche nella stagione seguente si deve accontentare di una sola vittoria nel circuito di Flero, ma è protagonista della tappa Merano-Monte Bondone del Giro d'Italia, una delle più drammatiche che la storia del ciclismo ricordi. Lungo i tornanti che conducono a Vaneze i corridori vengono avvolti da una bufera di neve. Numerosi sono i ritiri e pochi i superstiti al traguardo. Tra loro è presente anche Aldo che conclude al decimo posto di tappa e termina il Giro al quinto posto in classifica generale. Questa dimostrazione di tenacia unita ad altre buone prove nella seconda parte della stagione gli garantiscono una maglia azzurra per i mondiali di Copenaghen vinti da Van Steenbergen. La nuova stagione (1957) lo vede indossare una nuova maglia, quella della Chlorodont. In primavera si impone nel circuito di Faenza e nella tappa di Napoli della Roma-Napoli-Roma, successivamente vince il circuito di Lavis ottenendo nella stagione tre vittorie.
Dopo le prime stagioni da professionista gli addetti ai lavori sentenziano che Aldo non sarà mai un vero campione perché non si impone sui traguardi importi. Il biennio 1958-59 in parte smentisce questa tesi, perché Aldo si consacra come uomo da corse contro il tempo. Con Ercole Baldini fa sue entrambe le edizioni del Trofeo Baracchi. Nella prima occasione precedono di 3'07" Anquetil-Darrigade, mentre nella successiva i primi battuti, Ronconi-Gismondi, accusano 4'42" di ritardo. Un'altra zampata da campione l'aveva comunque data venti giorni prima del suo secondo Baracchi vittorioso. Al Parco dei Principi di Parigi, nel G.P. delle Nazioni, negli ultimi chilometri riesce a recuperare lo svantaggio su Roger Riviere e si impone per soli quattro secondi sull'ex recordman dell'ora che non riesce a capacitarsi della sconfitta.
Questa particolare inclinazione verso le prove a cronometro viene confermata nel 1960 quando, sempre in coppa con Ercole Baldini, si impone nella Manica-Oceano.
Trascorrono quindi alcune stagioni prima di ritrovarlo vittorioso; è la Coppa Bernocchi del 1963 che lo vede trionfare dopo oltre settanta chilometri di fuga solitaria. Dopo questo risultato Aldo ottiene nelle stagioni seguenti altri risultati di un certo rilievo. Meritano di essere ricordati il Trofeo Cougnet del 1966 e la maglia rosa indossata al termine della tappa di San Vincenzo al Giro del 1971, la seconda dopo quella di Superga del Giro 1958. Ormai prossimo a compiere trentotto anni sembra sul punto di chiudere l'attività ma nel 1972 ritorna in gruppo. Galvanizzato dall'intenzione di Francesco di approdare tra i professionisti, Aldo vuole preparare nel modo migliore il terreno per il "fratellino". Nel 1973 riesce a far ingaggiare nella formazione della Filotex i suoi tre fratelli, Enzo, Diego e Francesco dando inizio a quella favola dei quattro fratelli in bicicletta che dura lo spazio di una stagione. Al termine del 1973 Aldo disputa la sua ultima gara, il Trofeo Baracchi (quattordici le sue partecipazioni!) in coppia con Caverzazi e alcuni giorni dopo rimane vittima di un incidente stradale che lo obbliga ad appendere la bici al chiodo.
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