Storia di Aldo Canazza

All'età di 16 anni acquista una bicicletta "Legnano" e disputa le sue prime gare come "libero", affermandosi un pò ovunque. Al termine della stagione ciclistica 1926 può contare su un invidiabile record: 27 vittorie in un solo anno di attività.
La stampa sportiva lo reputa la "speranza" del ciclismo veneto e gli riconosce le qualità di corridore completo. Emerge subito dunque la sua classe che fa crescere la passione, l'entusiasmo e la partecipazione degli sportivi di Cason, Crosara, Solesino, dei paesi vicini e del ferrarese, dove viene simpaticamente chiamato "il morino".
Non trova serenità nell'ambiente familiare e decide di vivere, fin da giovane, con il cognato Vincenzo Spolaore che dimora a Solesino; questi è un consigliere sapiente e un instancabile organizzatore di corse ciclistiche.
Nel 1927 passa nelle file dei dilettanti di IV categoria con il Gruppo Aziendale "Viscosa" di Padova e si segnala subito per i numerosi successi in terra veneta ed emiliana. L'anno dopo passa tra gli Indipendenti e ottiene un onorevolo piazzamento nella Coppa Val Maira. Interrompe poi l'attività ciclistica per il servizio militare, e finisce il 1928 pressochè inattivo.
L'anno 1929, può partecipare al Giro d'Italia come Isolato, ma sfortunatamente incorre in due rovinose cadute. Congedato nell'estate dal servizio militare, inizia una vita sobria e regolare e cura maggiormente la preparazione atletica deciso a raggiugere ambiti traguardi. L'anno 1930 coglie i frutti vincendo la Coppa Città di Carpi, il Giro del Veneto, la Coppa Viscosa, la Coppa Miozzi, la Milano-Modena, gara valida per la selezione ai Campionati del Mondo, la Milano-Genova oltre a numerosi piazzamenti.
Partecipa al Giro d'Italia, ma è costretto al ritiro per incidente e rottura della bicicletta. Il suo grande talento e l'impegno profuso non è passato inosservato e l'anno successivo viene chiamato dalla Legnano agli ordini di Alfredo Binda, e disputerà un Tour de France e tre Giri d'Italia.
Ed è proprio nel Giro che raggiunge la punta massima della popolarità. Per la combattività e l'attaccamento ai colori, per la simpatia che sprigiona e la semplicità del personaggio, il suo nome compare accanto a quello di Binda nella canzone che accompagna i corridori al Giro e che è sulla bocca di tutti gli sportivi.
Rimarrà alla Legnano sino alla fine dell'anno 1933; al suo primo anno da professionista riesce a cogliere un ottimo 5° posto nella Milano-Sanremo vinta da Binda ed è 1° della categoria anche se dovette cedere il suo tubolare al capitano fermato a 20 km dal traguardo da una foratura.
E' 16° assoluto al Giro d'Italia, vince il Giro del Veneto che corre come Indipendente. S'impone a Napoli nella Coppa Auricchio e si classifica 2° nel Campionato Italiano Indipendenti. Nonostante i successi non riesce ad entrare nella "rosa" degli azzurri per il Campionato del Mondo su strada.
Nell'anno 1932 viene selezionato dall'U.V.I. per partecipare al Tour de France con Binda; entrambi sono costretti al ritiro, Aldo per fastidi all'apparato respiratorio, il second per incidente. Nell'annata gli riesce ancora qualche discreta impresa ed ottine alcuni onorevoli piazzamenti.
L'annata successiva (1933) è particolarmente avara di soddisfazioni per un campione, che, sacrificato in un ruolo di gregario, non può esprimersi al meglio. Al termine della stagione agonistica del 1933 la Legnano decide di lasciare il ciclismo e si mette alla ricerca di una nuova società che consenta anche maggiore autonomia in corsa. Finalmente viene avvicinato da una piccola casa costruttrice di biciclette, la "Paletti" che nulla gli può garantire se non il mezzo di corsa e l'equipaggiamento: nessun stipendio, soltanto qualche premio. Accetta e, finalmente libero, riesce ad ottenere successi prestigiosi. E' vittorioso nel G.P. San Geo, nel X Criterium dell'Apertura, nel Giro di Romagna e nel Giro del Veneto. L'anno 1934 si chiude con un bilancio più che soddisfacente e qualche tempo dopo si accasa con la società ciclistica "Gloria" dover rimane circa 2 anni; insorgono poi delle controversie con la casa costruttrice per questioni economiche e cessa così ogni rapporto. Durante la lunga carriera corre anche per la casa Bianchi agli ordini del capitano ed amico Giuseppe Olmo. Ma è stato il lungo periodo trascoro con il campionissimo Binda ad insegnare molto al bravo "scudiero".
E' un personaggio stravagante e divertente, ciclista popolarissimo, vincitore di numerose tappe del Giro e del Tour, la sua dote migliore è il rush finale ai 50 metri che gli consente di vincere spesso in volata, ma è pure ottimo discesista e buon cronoman.
Nel maggio 1935, stanco di correre su strada, tenta l'avventura nella specialità Mezzofondo (dietro motori) su pista. Nella veste di pistard sì impegna per molti anni, riuscendo a cogliere ottimi risultati. Nel '36 si classifica al 3° posto al Campionato Italiano Mezzofondo professionisti che si svolge a Roma. Nel 1938 ripete la bella impresa già riuscitagli due anni prima e anzi fa meglio, classificandosi al 2°. Incoraggiato da lusinghieri risultati continua la preparazione in pista, gareggiando in diverse località. Nel 1941, all'età di 33 anni, si classifica ancora una volta nel Campionato Italiano Mezzofondo Professionisti.
Nel periodo bellico si rifugia presso conoscenti a Bolzano per eludere il richiamo alle armi; viene però individuato e portato in Germania. Assegnato in servizio presso la famiglia di un graduato tedesco, s'innamora della sua donna e cominciano per lui grossi guai. La nuova avventura sentimentale e un brutto episodio che lo vede prelevato durante lo svolgimento di alcune gare e incarcerato per breve tempo per contrabbando di sigarette.
Dopo la triste parentesi, pur tra mille difficoltà, continua ad allenarsi per molti anni ancora, intenzionato a migliorare le sue prestazioni. E' sorretto da una vitalità straordinaria che lo accompagnerà fino all'età di 40 anni compiuti quando, durante una prova molto impegnativa, s'infortuna ad una gamba ed è costretto all'abbandono definitivo dell'attività ciclistica.
Articolo inviato da: Paolo Mannini (Firenze)
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