Storia di Leo Castellucci

Nato nel 1926 è stato un passista scalatore di buona levatura che ha legato il suo nome ad esaltanti imprese, una delle quali è la conquista del titolo di campione italiano dilettanti. Comincia a correre nel 1944 con l'Associazione Sportiva Forlì, come allievo, mettendosi in evidenza con azioni poderose come scalatore in diverse gare. Intraprendente e combattivo predilige le corse tirate. Passato dilettante, nel 1946 gareggia con la Forti e Liberi di Forlì risultando brillante protagonista già all'inizio di stagione. Emerge nel G.P. Circolo del Mare a Riccione, nella Coppa Pasini a Forlì, nella Coppa Città di Gambettola, nella prima edizione della Coppa Miserocchi a Santo Stefano, nel Trofeo Pizzoli a Bologna dove conquista il titolo di campione emiliano e ancora a Bologna il 27 luglio 1946. Qui sbaraglia un campo di duecento dilettanti vincendo di forza il campionato italiano. Arriva al traguardo in solitudine infliggendo 5'20" a un gruppetto di cinque unità regolato in volata da Luciano Maggini. Grazie a questi risultati entra nella ristretta cerchia degli azzurrabili per i campionati mondiali di Zurigo. Ma all'ultimo momento il CT Cristiani opta per l'inserimento in squadra di Annibale Brasola relegando il forlivese al ruolo di riserva. Nel 1947 è ancora con la Forti e Liberi e si riconferma: nel mese di aprile è secondo d'un soffio dietro a Baronti nella Coppa Azzini di Modena mentre pochi giorni dopo vince alla grande la Bologna-Raticosa. Nel corso dell'anno vince tra l'altro anche a Forli nella Coppa Arcangeli, a Bolzano nel Trofeo URSUS e nella Modena-Abetone. E' in evidenza nella Coppa Caduti Sanmartinesi valida per il campionato emiliano (2°) e nella Coppa Costa del Sole a Bellaria (4°). A Torino nell'indicativa per i campionati del mondo una caduta spenge le speranze di entrare nella formazione azzurra. Il suo senso tattico, l'intraprendenza e le ottime doti di scalatore piacciono a Gino Bartali che lo vuole con se nella Legnano. Passa così professionista nel 1948 rimanendo nella massima categoria fino al 1952. Assolve decorosamente il proprio ruolo di gregario dimostrandosi forte, fedele e sempre presente nei momenti decisivi sia correndo con Bartali (Legnano), Volpi e Schaer (Arbos), A. Martini (Welter). Partecipa a quattro Giri d'Italia: 1948 (29°), 1949 (ritirato), 1950 (30°), 1952 (72°). Tra i professionisti ottiene numerosi piazzamenti e due vittorie: Trofeo Cirio a Napoli (1949) e tappa di Alleghe nel Giro delle Dolomiti (1950).
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