Storia di Maurizio Marchetti

Maurizio Marchetti approdò al professionismo nel 1996; il suo passaggio fu voluto da Flavio Giupponi che lo portò al suo Gruppo sportivo "San Marco Group" grazie ai buoni risultati che Maurizio aveva raccolto come dilettante distinguendosi sia come scalatore che per le ottime attitudini alle corse a tappe di lunga durata. Con questo Gruppo Sportivo gareggiò pochissimo poiché per questioni economiche dovette chiudere l'attività. Fu così ingaggiato subito dopo, da Marino Basso che lo portò al Gruppo sportivo "Ideal" fino alla fine del 1996. Intanto alla fine del 1996, tutti i giornali italiani (sportivi e non) con a capo la Gazzetta dello Sport e tutte le principali emittenti televisive iniziarono una decisa campagna contro la pratica del "doping" nello sport ciclistico agonistico.
In uno dei tanti articoli pubblicati riguardante un convegno dei dottori del ciclismo fu evidenziato che "se il sangue è malato fermiamoli". La Gazzetta dello Sport il giorno 17 novembre 1996 riportò integralmente questa dichiarazione.
Maurizio a seguito di tali affermazioni si ritenne offeso sia nel morale che per la propria professione di corridore professionista. Contattò subito l'estensore dell'articolo e dichiarò che per quanto riguardava la sua persona tali affermazioni erano del tutto infondate in quanto avrebbe potuto dimostrare, con prove ufficiali, la sua estraneità alla questione "doping" (articolo della Gazzetta Sportiva del giorno 03.01.1997 ).
Chiese di sottoporsi a "tutti" i controlli che il CONI riteneva opportuno effettuare ed in data 08.01.1997 venne convocato dal laboratorio di analisi del CONI dell'Acqua Acetosa di Roma per tali accertamenti i quali risultarono tutti nella norma.
Per questa sua presa di posizione, a difesa della sua reputazione, fu probabilmente frainteso e giudicato negativamente dal mondo ciclistico professionistico italiano ed emarginato. Infatti non gli fu rinnovato il contratto per il 1997 e per gli anni seguenti.
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