Storia di Angelo Gardellin

Come corridore, Angelo Gardellin, fu senza dubbio, uno dei più caratteristici, dei più interessanti, ed anche dei più rappresentativi esponenti dell'epoca d'oro del ciclismo su pista internazionale di inizio '900. Ha corso su tutte le piste d'Europa ed è riuscito, di tanto in tanto, a vincere avendo per avversari i più grandi campioni della pista dei suoi tempi, quali Friol, Ellegaard, Rutt, Jacquelin, Mayer, Poulain, Schilling e Hourlier. In Italia era da poco tramontata l'epoca dei Momo, dei Tommaselli e dei Pontecchi, che sempre erano riusciti a tenere testa agli assi stranieri ed Angelo, atleticamente solido, alto, sempre sorridente (detto anche "il fiorentino di Padova") si fece valere. In senso assoluto, almeno, non appariva, in fatto di velocità pura, della stessa taglia dei campioni sopra citati ma, con la spiccata intelligenza che tanto lo distingueva, con il suo estro, a volte magari bizzarro, riusciva a tenergli testa. Nel 1905, al Velodromo Umberto I di Torino, conquistava il suo primo Campionato Italiano assoluto, che perdeva l'anno successivo, riuscendo però a riconquistarlo nel 1913. Abbandonata l'attività agonistica e trasferitosi da Firenze a Padova, non si appartò mai dal mondo della bicicletta. Già sul finire del 1909 era stato uno dei soci fondatori della Ciclisti Padovani e successivamente Angelo si dedicò anima e corpo a questa società, onore e vanto di Padova, in qualità di Direttore Sportivo prima indi, dal 1926 al 1935, come Commissario Unico.
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