La carriera giovanile di Giovanni De Stefanis fino al passaggio da indipendente

Giovanni cominciò a gareggiare nel 1933. Era magro come un fuscello, esile, ma con un'energia inesauribile. La notte al forno e il pomeriggio in bicicletta, la domenica alle gare. E gli inizi furono duri. Giovanni non arrivava mai all'arrivo e, quando finiva, concludeva nelle retrovie. Ma quando la strada cominciava a salire riusciva a stare con facilità con i migliori. Con il tempo irrobustì il fisico e la posizione in sella e con l'esperienza limitava sempre di più gli errori. Abbandonato il fornaio Giovanni andò a lavorare alla Superga. Il tempo per gli allenamenti era sempre meno, ma quando cominciarono ad arrivare i primi risultati, la ditta cominciò a concedere i primi permessi. Nel 1936 Giovanni fu chiamato a svolgere il servizio militare all'aeroporto di Mondovì. Proprio qualche settimana prima aveva ottenuto la sua prima vittoria. Le Olimpiadi di Berlino erano imminenti e Gios, il miglior dilettante piemontese, era fra i candidati alla maglia azzurra. Alla partenza della Torino-Bardonecchia Gios chiese a Giovanni di dargli una mano per avere la certezza di partecipare alle Olimpiadi. Giovanni rispose che avrebbe fatto del suo meglio, tanto per lui il discorso olimpico ormai era chiuso. Ed in corsa mantenne la promessa, ma dopo aver sbriciolato il gruppo si voltò e dietro di lui non era rimasto più nessuno. Rallentò un attimo per controllare se Gios stava rimontando e poi riprese a pieno ritmo verso il traguardo dove arrivò primo con qualche minuto sul secondo. Giovanni si guadagnò così una certa credibilità che gli permise di poter ottenere qualche permesso in più dai suoi superiori. Dopo un inverno in caserma si tornò a correre. Era il 1937 e Giovanni, grazie alle licenze, potè allenarsi a sufficienza. Ben presto arrivarono altre vittorie nel Gp Benotto a Torino e nella Coppa Città di Mondovì. Le sue doti di scalatore non passavano inosservate e l'ottimo 1937 con la maglia della Sc Ausonia di Venaria Reale non fu che il prologo dello straordinario 1938 che culminò con il passaggio di categoria. Nel 1938, in primavera, vinse la Coppa Città di Castellamonte, e questo fu solo l'annuncio dell'esplosione che avvenne in estate. A fine giugno, dopo essere stato protagonista sfortunato al campionato nazionale dei dilettanti, vinse la Coppa Reano di Courgné e Costante Girardengo, allora Commissario Tecnico della Nazionale, cominciò a notare questo piemontese mingherlino. La condizione atletica crebbe ulteriormente e il 24 luglio, nella prima edizione della Torino-Breuil, lasciò ancora una volta il segno. Una settimana dopo, il 31 luglio, a Montecatini si corse il Campionato Italiano dei Giovani Fascisti e Giovanni fu ancora protagonista con un ottimo terzo posto che gli permise di mettere una seria ipoteca sulla convocazione ai mondiali. Ogni dubbio di Girardengo fu fugato nell'ultima prova di selezione corsasi il 12 agosto a Novi Ligure. De Stefanis fu uno degli animatori della gara piazzandosi al nono posto. Morigi vinse su Torchio, e tutti e tre sarebbero andati ai mondiali. Tre giorni dopo Giovanni vinse ancora una volta in salita, alla Torino-Pialpetta e una settimana dopo fu ufficializzata la sua convocazione ai Mondiali che si sarebbero svolti in Olanda, a Valkenburg. Fra i dilettanti, oltre a Giovanni, erano stati selezionati Corrado Ardizzoni, Doro Morigi e Sebastiano Torchio. La gara non andò come doveva andare e un dodicesimo (Ardizzoni) e un sedicesimo (De Stefanis) posto furono un magro bottino per una squadra con le carte in regola per vincere. Dopo il mondiale Giovanni partecipò ad una corsa con arrivo a Valperga e vinse nonostante un errore di percorso. Alla fine di settembre un cane gli finì fra le ruote nella prima tappa del Gp Libero Ferrario. Lo ricoverarono a Novara, stette una settimana in ospedale. Una volta dimesso riprese gli allenamenti ed ottenne la licenza da indipendente ed il 23 ottobre potè correre la sua prima corsa fra i professionisti, il Giro di Lombardia. Dopo essere stato fra i primi fino sul San Fermo, patì la distanza, come tutti i neoprofessionisti, e naufragò nelle retrovie terminando al 25° posto a 7' dai primi.
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