Gianluca "Lucky" Lucchi

Nato a Cesena il 26 maggio 1969. Passista scalatore, alto 1,79 per 69 kg. Professionista "stagiaire" nel 1995 senza aver ottenuto vittorie.
Un corridore che per le sue doti di fondo e la sua regolarità, meritava una esperienza professionistica più lunga, che sarebbe stata sicuramente sufficiente per farne, anche nell'elite del ciclismo, quel buon corridore che era stato fra i dilettanti. Un ragazzo umile, onesto, senza marcate pecche tecniche, che sapeva difendersi ovunque e che aveva spiccate doti verso il gioco di squadra. In altre parole, un corridore che avrebbe fatto comodo a diversi sodalizi professionistici e relativi capitani. Purtroppo per lui, e per noi osservatori e appassionati, il ciclismo di vertice, già a quei tempi, sotto la spinta dell'idrovora UCI, aveva iniziato una parabola discendente di valori, consistenze e realismi che, relativamente ai team, è progressivamente giunta all'orripilante d'oggi.
Gianluca Lucchi, detto Lucky, iniziò a correre tardi perlomeno per le generazioni di fine anni sessanta, a 15 anni nella categoria allievi con la Società Ciclistica Fiumicinese. Un incidente lo frenò a lungo, ma non gli impedì di evidenziare, nelle poche corse disputate, una naturale predisposizione alle gare più impegnative. Aspetto, che si cementò e si rese evidente nel biennio da juniores, quando, con le maglie del Gruppo Sportivo Spazio Ceramica Gambettolese, iniziò a vincere ed a piazzarsi con costanza fino a meritarsi ampiamente un posto nella formazione regionale partecipante al Giro della Lunigiana, ovvero la corsa a tappe italiana più importante di una categoria divenuta mondiale una dozzina d'anni prima. Nel 1988, l'esordio fra i dilettanti in seno alla Reda Cassani, ma a frenarlo, stavolta, fu il servizio militare che gli consentì la disputa di poche corse. Nel biennio seguente passò alla S.C. Cotignolese, con la quale ottenne molti piazzamenti e due vittorie: la prima a Fidenza e la seconda nella classica per scalatori Carpi-Serramazzoni. Quest'ultimo successo favorì assai il suo passaggio, nel 1991, ad un sodalizio leader come il G.S. Stracciari. Con le maglie biancorosse del sodalizio bolognese vinse due corse, ma il suo ruolino di grande evidenza si determinò nell'infinità di piazzamenti: ben 20 volte nei primi 10. L'anno successivo tornò in Romagna, al G.S. De Lorenzi Reda, diretto da Giorgio Zauli e, nell'anno, oltre ai sempre copiosi piazzamenti, colse due vittorie, una delle quali valevole per il Titolo Regionale. Sembrava maturo il passaggio al professionismo, invece fu costretto a continuare fra i dilettanti, passando alla Rinascita Ravenna diretta da Pino Roncucci. Nell'anno partecipò al Giro d'Italia e al Giro della Slovacchia, ottenendo una infinità di piazzamenti, in gare internazionali. L'anno successivo fu costretto ad un intervento chirurgico che lo tenne lontano dalla bicicletta per due mesi, ma nel lasso di stagione rimanente, ottenne il sempre solito e significativo stuolo di piazzamenti e due vittorie, una delle quali fu la 4a tappa della Sei Giorni del Sole, a cui aggiunse il 6° posto nella classifica generale finale. Nel '95 passò alla Scrigno Pedale Riminese. Dopo aver colto vari piazzamenti, dal 31 luglio entrò come "stagiaire" nella professionistica Navigare Blue Storm. Per Gianluca una bella notizia, da accogliersi come una sorpresa. Ma come tutte le sorprese, a volte, specie nello sport e nel ciclismo in particolare, può cogliere, senza colpa alcuna, impreparati. Sta di fatto che Lucchi, tre giorni dopo il passaggio, fu schierato nel Giro di Polonia, corsa a tappe consistente in nove frazioni, anche superiori ai 220 chilometri. Quindi una prova che presupponeva doti di fondo naturali, vista la provenienza e la preparazione del ragazzo per una categoria inferiore. Gianluca se la cavò benissimo: si classificò 11° nella 2a tappa, 6° nella nell'8a e finì 36° nella generale, dopo aver lavorato alla grande, con tanto di riconoscimento dell'interessato, per Fabrizio Guidi, finito secondo. Nelle gare successive Lucchi mantenne un buon andamento, compresa la partecipazione alla Ruta de Mexico, svoltasi a fine ottobre inizio novembre, quando in Europa i corridori sono in ferie. Una stagione iniziata a febbraio e chiusa a metà novembre, da gran lavoratore e fondista, eppure insufficiente per qualcuno che doveva decidere (o forse aveva già deciso precedentemente) sulla sua conferma per il '96. Deluso, il cesenaticense, appese la bicicletta al chiodo.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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