Ezio Pizzoglio

Nato il 26 aprile 1937 a Ternengo (Biella) ed ivi deceduto il 22 maggio 2006. Passista scalatore, alto m. 1,80 per kg. 65. Professionista dal 1958 al 1961, senza ottenere vittorie.
Un corridore di valore migliore rispetto al narrato dell'osservatorio e da quel che emerge dal curriculum che, come sempre, non contempla eventuali particolari accadimenti.
Ezio Pizzoglio, ottimo dilettante, poteva essere anche un buon corridore professionista, ma la sua carriera, di fatto, venne deviata dalle conseguenze di una grave caduta nella tappa di Roubaix al Tour de France 1961.
Cresciuto nell'Unione Sportiva Vallestrona, mostrò presto cospicue attitudini verso le corse dal percorso aspro, con salite e quello sterrato che, ai tempi, era una variabile potremmo dire costante. Si mostrò inoltre ben attrezzato verso le distanze più lunghe e, questo, faceva presagire una evoluzione positiva anche in direzione della meta del professionismo. Da dilettante, nel biennio 1956-'57 fu a tutti gli effetti uno dei migliori corridori italiani, per copiosità di successi, comportamenti in gara e punte tecniche, in particolare in salita, di ottima prospettiva. Tra i suoi successi di quel lasso, vanno segnalati per importanza, cast e per il modo di ottenerli, la Coppa Giulio Burci, il Giro dei Tre Laghi, il Gran Premio Rino Piccoli, la Coppa Mocchetti a Legnano, la Coppa Giacomo Silvio Guelpa e il durissimo Circuito delle Camminate a Forlì. Entrato nel gruppo azzurro del Commissario Tecnico Giovanni Proietti, fu schierato il 17 agosto 1957 ai Campionati Mondiali di Waregem. Qui, il suo comportamento, mentre Arnaldo Pambianco si trovava da solo al comando, non fu giudicato dallo staff e da taluni compagni, in sincronia coi dettami di Proietti. In sostanza, lo si accusò di inseguimento all'azzurro al comando, risultando alla fine importante nel vincente affondo del belga Louis Proost, che raggiunse Pambianco a poche centinaia di metri dal termine e lo batté in volata. Pizzoglio ha sempre negato l'inseguimento, dicendo che si trattava di rottura di cambi.
Aldilà della risonanza anche giornalistica di quel pomeriggio, la carriera di Pizzoglio, non fu modificata o deviata. Infatti, nel 1958, passò professionista in seno alla Coppi-Ghigi e dopo una stagione di assestamento non certo densa di piazzamenti (il migliore fu il 19° del Giro di Lombardia), fu atteso alla maturazione, senza pressioni, dalla Carpano di Vincenzo Giacotto, che lo inserì nel 1959 nei ranghi bianconeri. Nell'anno, i migliori piazzamenti furono l'8° posto nella Genova-Nizza, il 12° alla Milano-Torino, il 16° nella Coppa Agostoni e il 17° nella Milano-Vignola. Di ben altro spessore, fu la stagione 1960 di Ezio. Prima del Giro d'Italia fu schierato dalla Carpano al Giro di Romandia, dove giunse 2° nella tappa di Colombier, 6° in quella di Nyon a cronometro (vinta da Anquetil sui Venturelli) e finì 4° nella classifica finale. Nella sua prima "Corsa Rosa", arrivò 4° nella frazione di Livorno e chiuse il Giro a Milano, 16°. Fu poi schierato al Tour de Suisse, dove finì 2° nella tappa di Davos e chiuse la corsa a tappe 11°.
Tornato in Italia, fu 3° nella Coppa Bernocchi, 8° nel GP Industria di Quarrata e, soprattutto, chiuse l'anno con un gran bel 5° posto al Giro di Lombardia. Giacotto, per dargli ancora più spazio, lo dirottò nel 1961 alla Baratti. E l'inizio di Pizzoglio evidenziò la sua crescita. Finì 2° nella "Due Giorni di Bordighera", 8° nel Giro di Monaco e chiuse le classiche del nord col miglior piazzamento: 11° nella dura Liegi-Bastogne-Liegi. Al Giro d'Italia fu 4° nella tappa di Milazzo, 8° in quella di Vicenza, 3° nella tappa di Trento e 9° nella durissima frazione dello Stelvio. A Milano, concluse il Giro al 19° posto. Il buon andamento del Giro e la sua crescita, spinsero il CT Covolo a schierarlo nella Nazionale per il Tour de France. Ma qui, alla seconda tappa, quella che si concludeva a Roubaix, Ezio si trovò coinvolto in una delle sette cadute di quella giornata, che coinvolsero complessivamente una trentina di corridori. Sei dei quali furono ricoverati in ospedale. Purtroppo, uno dei più gravi fu proprio Pizzoglio, che riportò una leggera frattura e una brutta contusione cranica, dalla quale faticò a riprendersi. Giorni con scarsa sensibilità e parziale paralisi alle dita della mano sinistra e, soprattutto, un lungo lasso senza la capacità di parlare. Tornò in Italia dopo un ricovero di 18 giorni. Con grandissima volontà, tornò a correre già nel finale di stagione, ma non era più lui. Ne ebbe la prova nel 1962, sempre in Carpano, dove all'8° posto del GP Nizza, poté aggiungere solamente piazzamenti nelle massime retrovie. Pochissimo per uno come lui, che era votato a stare davanti. A fine stagione, a soli 25 anni, lasciò l'agonismo.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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