Benito Pigato

Nato a San Martino di Venezze (PD) il 16 marzo1944. Passista, alto1,83 per kg. 79. Professionista dal 1969 al 1970, senza ottenere vittorie.
L'anima veneta verso il ciclismo ancora grandemente radicata ai tempi di questo ragazzone padovano, era ancora più forte, ed era facile che qualcuno scegliesse il pedale anziché quel calcio che già vantava la fama di essere assai più denso di danari. Il giovane Pigato, non ne volle sapere di scarpe bullonate e sfere di cuoio e si fece arruolare, nel 1962, fra gli allievi del Velo Club Mantovani. Il suo apprendistato fu veloce e seminò presto l'interesse degli appassionati: per le qualità che stava mostrando sul passo e, persino, sulle comunque non molto marcate salite delle gare della categoria. Nel '63 vinse il GP Anzola a Bologna, il GP Fausto Coppi a Milano, ed il GP Hobermard, una cronometro a coppie corsa con Caniato. Passato fra i dilettanti nel 1964, dimostrò di crescere bene e di possedere doti di passista di valore assoluto. Nel giugno del 1966, l'uno due che testimoniava la sua grandezza: vinse dapprima la corsa nazionale a cronometro di Vignola e, tredici giorni dopo, staccò tutti, centrando solitario il Giro del Piave, classicissima di valore internazionale, lunga 235 chilometri! Roba da far annichilire l'osservatorio odierno del ciclismo professionistico, dove, grazie alla penosa UCI, simili distanze sono proposte solamente da una dozzina di prove in tutto il calendario. Sempre nel '66, Benito Pigato vinse a Brno una corsa internazionale. Poi, la luce sulla sua annata calò: per una brutta frattura alla clavicola e lo start del servizio militare. L'anno seguente tornò il Pigato di valore assoluto che si conosceva. Vinse per distacco a Bologna la Coppa Trombetti, il Titolo veneto a squadre ed il Trofeo delle Regioni, (una crono-squadre corsa con Bazzan, Talpo e Martini). Partecipò poi ai Mondiali in Olanda, a Valkeburg, nella 100 km a Squadre, dove con Lorenzo Bosisio, Vittorio Marcelli e Flavio Martini conquistò la Medaglia di Bronzo. Sempre nella medesima prova, conquistò con Marcelli, Martini e Conti, l'Oro ai Giochi del Mediterraneo di Tunisi. Nella gara preolimpica in linea di Città del Messico, vinse poi l'argento dietro l'altro azzurro Bramucci.
L'anno olimpico 1968, ovvero la stagione che doveva consacrarlo e dargli finalmente la possibilità di passare al professionismo, presentò invece quei problemi che segneranno il tramonto della sua carriera. Partì bene, perché vinse coi compagni del V.C. Mantovani, Bazzan e Biondi, la Coppa Italia. Ma proprio in quel successo, iniziò a sentire quei dolori alla schiena che stavano incidendo sulla sua postura. Il suo rendimento iniziò a calare, ed a nulla valsero gli accorgimenti biomeccanici di quei tempi. Alle Olimpiadi andò, ma come riserva, fu invece schierato nella crono-squadre dei Mondiali di Montevideo, che seguivano i Giochi Olimpici e coi compagni Vittorio Marcelli, Flavio Martini, Giovanni Bramucci conquistò il Bronzo. Ma non era più lui: sempre un gran bell'atleta, ma a costi di sofferenza molto alti. Accettò la proposta della Gris 2000 per passare professionista nel 1969 e, stringendo i denti, fece il grande salto. I continui malanni gli accorciarono la tenuta sugli allora tanti, ma giusti chilometri delle gare dei prof. Fu selezionato per il Giro d'Italia, dove partì discretamente e dove fu 15°, secondo dei neoprofessionisti, nella tappa a cronometro di Montecatini vinta da Merckx. Poi, i dolori si fecero più forti e nella non facile nona tappa che si concludeva a Potenza, si ritirò. In estate fu 6° nel GP di Montelupo e 9° nel Giro di Romagna, ma poi l'insorgere dei soliti malanni, lo portarono a chiudere anzitempo la stagione. La Gris 2000, tra l'altro chiuse i battenti e lui si trovò libero. Ad inizio 1970 in attesa di accasamento una mano gliela diede il suo unico sodalizio precedente il professionismo, ovvero il Velo Club Mantovani. I dolori continuavano e Benito Pigato s'arrese, lasciando il ciclismo agonistico a soli 26 anni.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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