Augusto Marcaletti

Nato a Ternate (Varese) il 2 agosto 1934. Passista veloce. Professionista dal 1961 al 1963 con due vittorie.
È arrivato al professionismo quando ormai non ci sperava più. Nell'elite del pedale ha corso tre anni che sono stati significativi e tutto quello che ha ottenuto è stato meritato. Un corridore tenace, con volontà e onesto nell'atteggiamento, sempre. Un gregario che poteva vincere e che ha scelto la via più logica, tanto per le realtà atletiche a confronto, che per quello che poteva uscire di meglio per presente e futuro della sua squadra. Un umile, che alla fine è stato nel suo piccolo un grande esempio, persino con peculiarità. Come vedremo.
Iniziò a pensare realmente di praticare ciclismo agonistico tardi, dopo aver smesso di studiare in seconda commerciale e quando già lavorava in un'azienda tessile. A spingerlo, i compaesani che erano convinti che pedalasse forte. Rimediò una bici alla meglio ma i risultati furono disastrosi: non finiva le gare. C'era "un però", il suo mezzo era davvero quel che si diceva e si dice tutt'oggi, "un cancello" e non era possibile emergere. Ed allora, i compaesani organizzarono una colletta e gli regalarono una Legnano di buon livello, ed a 18 anni compiuti, entrò nella S.C. Binda e provò a recuperare il terreno perso negli anni precedenti. Molto lentamente cominciò a fare dapprima piazzamenti e, poi, a vincere qualche bella corsa. I premi incassati, convinsero la famiglia a lasciarlo libero di provare, tanto con quello che portava a casa, quasi si manteneva. Il tempo passava ed il suo valore cresceva, ma ormai aveva superato i 26 anni. I margini per passare professionista erano davvero piccoli. Ancora una volta furono i compaesani a creargli le condizioni migliori. Uno di loro lavorava all'Ignis, ed invitò un osservatore del grande sodalizio di Patron Borghi, a seguire Marcaletti impegnato nel GP Coperte di Somma, una gara di gran pregio che, praticamente, chiudeva la stagione '60. Augusto non sapeva di essere nelle attenzioni di quell'osservatore, anzi non sapeva nemmeno ci fosse. Fatto sta che vinse per distacco e si ritrovò nella Fides, sottomarca dell'Ignis, per la stagione professionistica 1961. Contratto biennale da ottantamila lire al mese per i dieci mesi d'ogni stagione. Ed il primo anno fra i prof di Augusto Marcaletti, fu indimenticabile. Al Giro del Centenario dell'Unità d'Italia, vinse il suo capitano Arnaldo Pambianco e lui lavorò da gregario navigato e solido. Alla fine arrivò a Milano 92°, ultimo. La Fides dunque, col primo e l'ultimo, stuzzicò i giornalisti della Rai Tv, che invitarono Pambianco e Marcaletti sul palco della tv per un'intervista su questa rarità. Serviva una risposta originale e, qui, Augusto fece un capolavoro che avrebbe meritato ben altre menzioni, nonché l'ingresso a pieno titolo fra le frasi celebri del ciclismo: "Pambianco ha controllato i primi, davanti; io ho controllato gli ultimi, dietro".
Ma il 1961 non fu per Marcaletti solo vittorioso gregariato. Dopo il Giro, a fine giugno fece parte dell'Ignis che partecipò al Giro del Portogallo, una corsa a tappe di 18 giorni. Lì vinse la dodicesima tappa che da Guardia arrivava a Chavez, di 228 chilometri, superando allo sprint due compagni di fuga, entrambi portoghesi che non avevano tirato un metro. E quell'aiuto che non ci fu, ebbe un peso importante, perché Augusto finì quel Giro, 2°, a soli 57" dal vincitore Mario Silva. Tornato in Italia ai primi di settembre, vinse il GP Orte, prova del Trofeo Cougnet e chiuse l'anno col 10° posto nel GP Cabiate. Nel '62 alla Moschettieri-Ignis, fu chiamato a correre il Tour de France. Marcaletti lavorò da par suo per Baldini, Pambianco e Nencini, fino a quando costui si ritirò. Il solito lavorone, che si concluse col 94° posto a Parigi, ultimo. Il buon Augusto aveva fatto un record, in ogni caso positivamente significativo: era l'unico ad aver finito il suo primo Giro e il primo Tour, all'ultimo posto.
Nel 1963, passò alla Cynar e prese parte al suo secondo Giro d'Italia. Capitano Adorni che si giocava grandi possibilità di vincere, quindi tanto lavoro per Marcaletti, che chiuse 71°, ben lontano dall'ultimo posto. Già, perché il varesino sul passo, era buono. A fine anno decise comunque di smettere.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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