Antonio Medri

Nato il 25 gennaio 1925 a Cesena ed ivi deceduto il 15 giugno 2013. Passista scalatore. Professionista dal settembre 1952 al '54, senza vittorie. Un ciclista che potremmo definire tanto coriaceo quanto virtuoso, pragmatico nella vita al punto di incidere anche su quelle che potevano essere le più complete risultanze atletiche. Un uomo divenuto imprenditore di successo, che non ha mai soppresso la passione per la bicicletta e quella punta di nostalgia per non aver provato a dare il meglio delle sue facoltà nel ciclismo che conta, ovvero quello dei professionisti. Già, perché Antonio Medri arrivò nell'elite del pedale in fase calante e con la più piena consapevolezza di tutto questo. Disponibile e persino generoso quanto ligio al ruolo che si vuole per essere, di parola come pochi, il Medri, quando divenne corridore era già uomo: non per età, ma per distinguo. Sicuramente sul suo status quotidiano, che lo evidenziava ovunque, incise il difficile e nefasto tempo della sua tenera gioventù, ma resta la constatazione che con lui si incontrava un corridore diverso dagli entusiasmi agonistici di tanta gioventù a cavallo di quel segmento nefasto della nostra storia. Ciclisticamente era uno scalatore più che passista e lo dimostrò ampiamente da dilettante, divenendo ben presto un vincente delle prove più dure, con le maglie della Renato Serra e della Vicini prima, della Gira e della Vilco dopo. Vinse fra le altre, la Coppa Val Senio, la Coppa Renato Serra, i Gran Premi Città di Forlì, Repubblica di San Marino e di Igea Marina. E fra le tante vittorie anche piazzamenti un po' amari come quelli nella celeberrima Bologna-Raticosa, dove fu una volta secondo, tre volte terzo ed una quarto. E dire che era una corsa che sentiva e lautamente nelle sue corde atletiche. In tutti quegli anni, praticamente dal 1948, le sirene spesso certezze del possibile passaggio fra i professionismo, fecero capolino e furono sempre rima mandate da Antonio, impegnato com'era a porre le basi in quella che poi diverrà una progressiva fiorente azienda di casalinghi. Accettò di passare nell'elite nel settembre del 1952, già ad un passo dai 28 anni. Tardi, davvero tardi per uno che aveva già dimostrato tanto. In quel breve lasso di stagione, fece in tempo a giungere 9° nel GP Prato e finire 70° il Giro di Lombardia. Nel 1953 passò alla Bottecchia e nell'anno fu 5° nella Coppa del Mare, 7° nel G.P. Massaua-Fossati, 11° nel GP Industria e Commercio e nel Trofeo Matteotti, 15° nel Giro di Campania e 21° nel Campionato Italiano. Soprattutto partecipò al Giro d'Italia chiuso al 54° posto, dopo aver lavorato tanto per il capitano Pasquale Fornara. Nel 1954, dopo un positivo 13° posto nella Milano Sanremo, cominciò a sentire una flessione di rendimento e andò incontro ad un grigio Giro d'Italia dove per una dozzina di tappe non uscì mai dalle posizioni di rincalzo ed alla tredicesima tappa che si concludeva a Torino si ritirò. Lì capì che era il caso di smettere a dedicarsi a pienamente alla sua.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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