Milano 13 febbraio 1999: la festa per l'addio di Gianni Bugno

Grande festa per l'addio all'attività di Gianni Bugno. L'ex iridato ha sfidato i seigiornisti in una prova scratch. Due maglie iridate, una coppa del mondo, il primato assoluto nella classifica Uci, un Giro d' Italia, una Milano-Sanremo, un Fiandre, due campionati italiani, 71 vittorie da professionista (oltre ad una cinquantina da dilettante), ed una squalifica per doping (tre mesi per caffeina) alla vigilia del Mondiale del '94 ad Agrigento, dove per molti avrebbe potuto conquistare la sua terza maglia con i colori dell' iride. Potrebbe essere questo il biglietto da visita di Gianni Bugno, magari corredato anche da un primato non sportivo, quello di essere stato definito dalle vip della tv il ''più attraente e fascinoso'' fra i corridori del Giro '98. Oggi il ciclista italiano dotato di maggiore classe nell' ultimo decennio chiude ufficialmente la carriera, alla soglia dei 35 anni. Chiude con la maglia della Mapei. Circostanza curiosa: la sua prima gara la corse proprio intorno alla stabilimento del 'signor Mapei', Giorgio Squinzi, che gli ha gia' preparato un ruolo come uomo di pubbliche relazioni. Nato a Brugg, in Svizzera, il 14 febbraio 1964, è cresciuto sportivamente nella 'Ciclisti monzesi' ed è passato professionista nel settembre del 1985 con la maglia dell' Atala, guidata da Franco Cribiori. La crescita del monzese è costante: 3 vittorie nel 1986, 5 l'anno seguente, 8 nel 1988 con la maglia della Chateau d'Ax di Gianni Stanga, tra le quali la tappa di Limonges al Tour. E' considerato potenzialmente fortissimo, in grado di vincere su ogni tracciato corse in linea e gare a tappe, ma i tecnici lo ritengono psicologicamente fragile. Nel 1989 ottiene solo tre successi: la tappa di Prato del Giro d' Italia, la Tre valli varesine e il Gp di Marostica. Nell' inverno del 1989 la svolta che lo fara' diventare un 'grande': l' incontro con Corti, assistente di Stanga, che riesce a dargli sicurezza in corsa. E il 1990 è l' anno dell'esplosione con 13 vittorie: Milano-Sanremo, Giro del Trentino, Giro d' Italia (con tre successi parziali) vestendo la maglia rosa dalla prima all' ultima tappa. Corre il suo terzo Tour consecutivo, finisce settimo con due vittorie, all' Alpe d' Huez e a Bordeaux. Conquista la Coppa del mondo ed e è terzo al mondiale ad Utsunomija (Giappone). Anche nel 1991 ottiene 13 vittorie. E' l' anno del primo mondiale a Stoccarda, ma nel Giro d' Italia vinto da Chioccioli è quarto con tre vittorie di tappa. Al Tour è secondo dietro Indurain (vince ancora all' Alpe d' Huez). Ora il suo obiettivo principale è il Tour. Nel 1992 rinuncia al Giro. Al Tour è terzo dietro a Indurain e Chiappucci, ma la rivincita arriva al mondiale di Benidorm, in Spagna. Bugno conquista la seconda maglia iridata. Dopo la vittoria rimane per minuti in silenzio, poi le prime parole sono per Miguel Indurain: ''Mi dispiace per lui e per il pubblico spagnolo''. Il Navarro non riuscì ad essere protagonista. Sullo slancio del secondo mondiale vince il Giro del Lazio, Giro delll' Emilia e la Milano-Torino. Il 1993 è l' anno dell' appannamento: 18° al Giro, 20° al Tour; sei successi minori, la crisi familiare e la separazione dalla moglie Vincenzina che gli ha dato un figlio, Alessio. L' anno successivo è quello della pagina nera della sua carriera: corre con la Polti, vince il Fiandre è 8° al Giro, si ritira al Tour, ma la mazzata arriva alla vigilia del mondiale di Agrigento, dove è annunciato in grande forma. E' positivo alla caffeina all'ultimo controllo antidoping fatto al termine della Coppa Agostoni il 17 agosto. Salta il mondiale, viene squalificato per due anni, pena poi ridotta a 3 mesi. Nel 1995 corre per la Mg Technogym di Ferretti e centra cinque vittorie, tra cui il campionato italiano e il Giro del Mediterraneo. Ma la brillantezza agonistica va scemando. Nel 1996 centra 4 vittorie (una tappa al Giro). Nel 1997 passa alla Mapei e vince solo una tappa al Giro di Malesia. Solo un successo anche nel 1998 in una tappa della Vuelta. Per incorniciare la sua carriera basta una frase di Indurain: ''E' il più forte di tutti noi''.
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