Vincenzo Cupperi

Nato a Ragusa il 5 gennaio 1961. Passista. Professionista dal 1982 al 1983 senza ottenere vittorie.
Un pedalatore stiloso, ma senza la potenza necessaria per segnare fra i professionisti quello che da dilettante si poteva pensare di lui. Fra i puri infatti, pur non essendo un vincente per antonomasia, arrivava comunque nel parco ristretto dei protagonisti. Quanto basta per interessare il mondo professionistico molto presto, ed infatti il suo passaggio nel ciclismo migliore, giunse nei tempi giusti, a 21 anni. La squadra era una esordiente destinata ad entrare nella storia, come L'Alfa Lum: licenza italiana, ma tutto il resto sammarinese. E così, il giovane ragusano si trovò ad imparare un nuovo ciclismo, a volte sornione ed a volte esplosivo con punte velocistiche superiori ai dilettanti ed una lunghezza delle corse marcatamente superiore. L'adattamento in Cupperi, tardò ad arrivare. La stagione '82, quella appunto d'esordio, lo vide sovente annaspare, ma con qualche distinguo positivo che lasciava ben sperare per il futuro. Arrivò 3° al GP Ragusa, a casa, ma, soprattutto, concluse il Giro d'Italia. All'epilogo di Torino, fu 96°. L'anno seguente però quell'evoluzione che si sperava non avvenne. In squadra arrivò un capitano di grande portata per le corse a tappe, quel Marino Lejarreta che alla Vuelta di Spagna fu battuto da Hinault, solo grazie ad una sorta di coalizione internazionale a favore del francese. Ed a quella Vuelta, c'era anche Cupperi, che lavorò per una decina di giorni come poteva, prima di ritirarsi in condizioni di salute non buone alla tredicesima frazione, la Aguilar de Campo-Lagos de Enol. Fu l'ultimo segno di una certa importanza nella parentesi professionistica di Vincenzo, perché a fine anno non fu confermato e lui, allo scoccare del 23 compleanno, abbandonò l'agonismo. Un peccato.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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