Lorenzo Bosisio e la speranza del Costa

"Per il dopo Faggin guardo a Lorenzo Bosisio" (dichiarazione rilasciata alla stampa dal CT azzurro Guido Costa nel Velodromo di Varese il 28 luglio 1968 al termine del campionato italiano).
L'esperto CT azzurro in quel campionato vide Leandro Faggin, vecchio leone dell'inseguimento, conquistare il suo dodicesimo titolo nazionale, sempre formidabile nella confidenza con la pista, ma fisicamente in calo, e con i giornalisti parlò del futuro di una specialità da sempre molto generosa di medaglie per lo sport azzurro.
A Varese Bosisio si laureò campione italiano dell'inseguimento tra i dilettanti, e quella vecchia volpe di Giacomo Fornoni, stradista "cronoman" da anni a digiuno di vittorie, senza neppure prepararsi tanto, si giocò per il secondo anno consecutivo la finale con Faggin, mettendo nel sacco professionisti più giovani e promettenti come Pietro Guerra ed Attilio Benfatto.
Costa aveva giocato d'anticipo, convincendo a scendere in pista a Varese Bosisio, stradista mantovano di 23 anni che nell'anno precedente, con Marcelli, Martini e Pigato, nella 100 chilometri a cronometro si era aggiudicato la medaglia d'oro alle preolimpiche di Verviers e la medaglia di bronzo ai campionati mondiali di Limburg.
Nel proseguo dell'anno Bosisio non deluse le speranze di Costa conquistando ai mondiali di Montevideo il bronzo nell'inseguimento individuale e l'oro nell'inseguimento a squadre con Chemello, Morbiato e Roncaglia, compagni con cui vinse pure il bronzo alle olimpiadi di Città del Messico.
Da professionista Bosisio giunse in finale al campionato mondiale di Leicester del 1970 e venne sconfitto dal padrone di casa Hugo Porter, che s'aggiudicò il secondo dei suoi quattro titoli mondiali nell'inseguimento. Anche nel campionato nazionale non fu fortunato: giunto in finale nel 1969, nel 1970 e nel 1971 venne sconfitto tutte le tre volte, rispettivamente da Davide Boifava, Giuseppe Rosolen e Pietro Guerra.
Nel 1972 il ciclista lombardo si dedicò alle competizioni su strada e sfiorò la vittoria sul traguardo della tappa di Oristano del Giro di Sardegna, dove giunse secondo, superato nello sprint dal belga Patrik Sercù, ed alla Milano Vignola, nella volata vinta da Marino Basso, dovette accontentarsi dell'ottavo posto.
A fine stagione, ventottenne, si ritirò.
Nella bacheca di Bosisio c'è un preziosissimo tesoro composto da 3 medaglie d'oro, 5 medaglie d'argento e 3 medaglie di bronzo, conquistate in prestigiose competizioni, ma la speranza del CT Costa sull'eredità di Faggin, purtroppo, non si avverò.
Articolo inviato da: Angelo Gerosa
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