Italo Mazzacurati, gregario e campione

Nell'Italia del secolo scorso l'amore per il ciclismo era tale da rendere famosi anche i gregari e l'emiliano Italo Mazzacurati ebbe una grande popolarità.
Il racconto di un campione inizia dalle sue vittorie, il racconto di un gregario dovrebbe partire dalle vittorie dei suoi capitani, e nel caso di Mazzacurati occorrerebbe un intero libro tanto sono numerosi i trionfi dei vari Nencini, Baldini. Carlesi, Ronchini, De Filippis, koblet, Bobet. Adorni. Gimondi ecc. con cui collaborò nei suoi undici anni di professionismo.
Mazzacurati vinse diverse gare prima di fare il gregario, quando era dilettante, e si guadagnò il passaggio di categoria a 24 anni, reclutato dalla prestigiosa Chlorodont di Capitan Nencini.
Un mezzo miracolo perché nel 1955, a 10 chilometri dal traguardo del Giro di Frignano, con la vittoria in tasca in quanto il vantaggio sul primo degli inseguitori, Aldo Moser era di ben 5 minuti, subì un gravissimo incidente, che lo lascio in coma per lunghe settimane, lo tenne fermo per un intero anno, e mise in dubbio la possibilità di rimettersi in sella.
Quel primo anno in Chlorodont Italo lo corse da indipendente, cioè senza contratto e stipendio, a caccia di premi e rimborsi spese, classificandosi terzo nel Trofeo a punti riservato ai ciclisti indipendenti dall'Unione Velocipedistica Italiana.
L'anno successivo firmò un vero contratto da professionista, con la Ghigi, a cui seguirono la Bianchi, la Carpano, l'Ignis, la Cynar, la Salvarani e la Salamini cioè il gotha del ciclismo italico, perché il lavoro di un gregario di valore come lui faceva comodo a tutti.
Un lavoro, perché i gregari si consideravano lavoratori, pagati con qualche lira e qualche avventura in più dei loro amici che faticavano in fabbrica.
Lavoro durissimo perché a quel tempo i gregari portavano realmente le borracce, si fermavano a fare rifornimento alle fontanelle e nelle osterie, cedevano la ruota al capitano in caso di foratura, si ammazzavano di fatica a tirate e spingere quando il leader andava in crisi, a rompere incessantemente i cambi quando c'era da coprire una fuga, a tentare di chiudere l'avversario in fondo al gruppo quando la corsa s'animava.
Lavoro che Mazzacurati svolse con dedizione, percorrendo decine di migliaia di chilometri e portando a termine 8 giri d'Italia, 3 tour de France e 2 Tour de Suisse. Ed in una di queste competizioni a tappe, il Tour de Suisse del 1961, conobbe la gloria. Non la gloria grassa del campione, sancita dai baci delle miss, la gloria smilza del gregario, che rimasto senza capitani da servire, corse liberamente e terminò il Tour elvetico primo degli italiani e quarto in assoluto, guadagnandosi la stima della comunità delle due ruote.
Che poi il nostro Italo da professionista la vittoria l'ha sfiorò parecchie volte, ma dovette sempre accontentarsi del secondo posto.
Nel 1958 nel giro di Romagna, sconfitto dal pavese Carlo Zorzoli, e nella seconda tappa del Giro di Sicilia sconfitto dal pistoiese Rino Benedetti.
Nel 1960 al Trofeo Matteotti, gara in cui trionfò da dilettante, sconfitto dal comasco Oreste Magni.
Nel 1964, nella prima tappa del Giro di Sardegna, sconfitto dal trevigiano Adriano Durante.
Nel 1966, sulle strade di casa del Giro dell'Emilia, sconfitto dall'avellinese Carmine Preziosi.
Le vittorie arrivarono dopo il ritiro dalle competizioni, avvenuta a 35 anni, da Direttore Sportivo della Germanvox, per merito soprattutto del fuoriclasse danese Ole Ritter.
E poi il premio più ambito: la stima del mitico costruttore Ernesto Colnago, che lo volle portabandiera in terra emiliana dei suoi capolavori a due ruote.
Articolo inviato da: Angelo Gerosa
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