Ivan Cerioli e la "beffa" di Barcellona: prima il record, poi solo il 4° posto

Alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 c'è anche un ciclista della Bassa, Ivan Cerioli, codognese di nascita (26 gennaio 1971), sennese d'adozione. Prosegue quella tradizione ciclistica sempre viva dalle sue parti. «Sono uno stradista che ha provato la pista», ebbe a dichiarare l'allora 25enne corridore. Passista-velocista, Cerioli raccoglie 160 successi nelle categorie giovanili e da dilettante, che testimoniano come abbia "stoffa". Con i colori del Gs Senna vince sette titoli nazionali su pista (a punti e inseguimento a squadre) e partecipa a quattro Mondiali su pista (ottenendo un bronzo a Lione nel 1989). Si fa valere anche nelle competizioni su strada, raccogliendo 25 vittorie fra i dilettanti, tra cui le più importanti sono una tappa del Giro d'Italia, l'internazionale Ponsacco, l'internazionale Diano Marina e una tappa del Giro di Puglia.



La pista, con le lunghe tirate sugli anelli dei velodromi, hanno però per lui un fascino particolare: passista, d'accordo, ma in pista non va solo per provare. Così infila tre titoli nell'individuale a punti (1988, 1991 e 1992) e uno anche nell'inseguimento a squadre. È fatta, è selezionato per i Giochi di Barcellona. Il quartetto dell'inseguimento è completato da Giovanni Lombardi, Rossano Bresi e Patrizio Trezzi. L'inseguimento a squadre sui 4 chilometri è una specialità impietosa, non permette il minimo errore, l'affiatamento deve essere perfetto, le energie dei quattro corridori si "asciugano" in pochi minuti. Nei precedenti appuntamenti olimpici l'Italia non vanta risultati in questa corsa, ad eccezione dell'oro conquistato a Roma nel 1960, mentre Urss e Germania Est (poi Germania unita) hanno sempre presentato squadre fortissime. A Barcellona gli azzurri partono bene e nelle qualificazioni fanno segnare il miglior tempo mondiale con 4'15", un record che sarà di breve durata, ma che intanto li pone al vertice della graduatoria provvisoria. Questo turno eliminatorio promuove ai quarti di finale le squadre con gli otto migliori tempi. I quartetti corrono due alla volta, ma ci si batte contro il tempo, non contro i rivali. Nei quarti l'Italia prevale sui russi per pochi centesimi. La strada sembra spianata verso un risultato eccellente, ma l'illusione non dura molto: in semifinale l'Australia vince con il tempo di 4'16" contro il 4'17" italiano. Intanto nel giro di un'ora il record degli azzurri viene demolito dai terribili tedeschi. Mentre l'Australia cede l'oro alla Germania (tempo 4'08"79), Cerioli e compagni, con il morale sotto i tacchi, soccombono nettamente contro la Danimarca nella "finalina" per il terzo posto. I danesi sono sopra di quasi un secondo del record fatto segnare dagli azzurri nelle qualificazioni. «Sarebbe stata necessaria un po' di tensione in più - ricordò Ivan -: in quei quattro minuti e rotti deve essere al massimo. No, non si sono verificati dei fatti particolari a determinare il nostro cedimento, non posso addossare responsabilità particolari a qualcuno dei quattro. Ci sono sfumature che, correndo, non si riescono rilevare. Basta un indugio minimo in un cambio e il tempo scorre implacabile...». Cerioli aggiunse che per lui era stata un'esperienza indimenticabile quella dell'Olimpiade, aveva subìto il fascino di quella grande rassegna di sport: «Mi sono fatto cinque Mondiali - concluse -, ma una Olimpiade è una cosa diversa, più esaltante, più esclusiva». Ricordò anche un'amarezza, che comunque rientrò prontamente: il ct Broccardo non lo aveva schierato nell'individuale a punti, gara nella quale si considerava il titolare. Al suo posto scese in pista Giovanni Lombardi che vinse l'oro, quindi c'era poco da recriminare per Ivan.
Per lui il capitolo Olimpiadi si chiude, in pista disputa solo alcune "Sei giorni", ma è la strada il suo obiettivo. Passa professionista nel 1995 con i colori della Gewiss, per poi trasferirsi nel 1997 alla Batik e l'anno dopo alla Estepona. È quella la sua ultima stagione agonistica. Fra i "pro" coglie tre vittorie in corse spagnole, numerosi piazzamenti e partecipa al Tour ottenendo il premio quale miglior giovane. Poi la situazione economica del ciclismo palesa difficoltà, alcuni team scompaiono, altri riducono gli investimenti, Cerioli non trova posto in alcuna squadra e con rammarico deve rinunciare. Si dedica, insieme al fratello, al lavoro nell'azienda di famiglia. Non dimentica tuttavia la bici, partecipa alle gare per amatori con i colori dell'Autoberretta. Vince, ma è tutta un'altra cosa... Si cimenta poi anche con la mountain bike. Nell'ente provinciale di promozione sportiva Csain si impegna in varie iniziative per la promozione del ciclismo giovanile. Quella di Barcellona fu l'ultima 4 km, poi fu tolta dal programma olimpico. Un ricordo, un sogno di un giovane di 21 anni che svanì.

Walter Burinato

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