Alfredo Pasotti: un ciclista dell'Oltrepò

Un ciclista dell'Oltrepò
A Bastida Pancarana, nell'Oltrepò pavese, la segnaletica comunale indica "Paese natale di Alfredo Pasotti", anche il parco giochi gli è dedicato, come il libro "Un ragazzo di Bastida".
A cosa si deve la popolarità di questo ciclista, morto nel 2000 all'età di 75 anni?
Alfredo Pasotti, professionista dal 1946 al 1956, vinse la tappa con arrivo al velodromo di Como del Giro d'Italia del 1952 e le tappe con arrivo a Lille ed a Bordeaux del Tour del 1950, il tour del contestato ritiro della squadra italiana a seguito del comportamento antisportivo dei tifosi francesi.
Ma, per spiegare la ragione di un onore secondo, forse, solo a quello tributato da Castellania al campionissimo Fausto Coppi, non basta elencare le vittorie di Pasotti, è necessario soffermarsi sull'importanza che ebbe il ciclismo nell'Italia di quegli anni.
Il 5 luglio 1942, vincendo il campionato italiano Allievi, Pasotti divenne il ragazzo più promettente dello sport più popolare dell'epoca, nel 1947, capitando la squadra Benotto, divenne il portabandiera di una bicicletta sognata da tutti.
Le famose biciclette italiane furono il vanto di un paese distrutto dalla guerra, ed i ciclisti i loro campioni. Sul podio della classifica scalatori del Giro d'Italia, nel 1949, con Pasotti, c'erano Coppi e Bartali, portacolori della Bianchi e della Legnano, e nel 1951 Coppi e Bobet, portacolori della Bottecchia.
Rappresentò quel ciclismo epico. Dino Buzzati, famoso scrittore, lo descrisse come "il corridore più grazioso... ben proporzionato, smilzo, la faccia ancora da adolescente, gentile nel tratto, armonioso e composto sul sellino", e titolò "Troppo solo il piccolo Pasotti" il mirabile racconto della tappa Genova-San Remo del giro d'Italia del 1949, con l'impari lotta tra i piccoli polmoni del fuggitivo Pasotti ed i quaranta grandi polmoni degli inseguitori.
Pasotti era popolare perché dava battaglia, come dimostrano i numerosi articoli che i quotidiani dedicarono alle imprese che lo portarono, tra l'altro, a giungere nei primi dieci in ben 51 tappe di Grandi Giri. 37 piazzamenti al Giro d'Italia (su 116 tappe disputate), 10 al Giro di Svizzera (su 30 tappe disputate), e 4 al Tour de France (11 tappe disputate).
Ma la fuga in bicicletta più importante di Pasotti si svolse al di fuori delle competizioni sportive, come lui stesso raccontò: "Ero partigiano, i fascisti mi sparano, mi colpiscono a un fianco, vado in ospedale, per salvarmi la pelle, mi arrestano anche se mi ero registrato sotto falso nome, sei mesi di galera a Pavia, a disposizione delle SS, un giorno capisco che mi vogliono fare fuori e decido di scappare, in cortile c'è un gabinetto, con un balzo mi tiro su, da lì con un altro balzo mi attacco al cornicione, mi vedono, mi sparano, mi mancano, mi butto dall'altra parte, cento metri di corsa e c'è mio cugino. Mi carica sul manubrio della bici, pedala come una bestia, attraversiamo il Po, faccio un salto a casa, saluto tutti e fuggo in montagna".
Articolo inviato da: Angelo Gerosa
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