Arturo Neri

Nato a Burzanella di Carugnano (BO) il 16 marzo 1935, deceduto a Prato, il 7 febbraio 2003. Passista scalatore. Professionista dal 1959 al 1961 senza ottenere vittorie.
Un dilettante che rispondeva sempre presente quando le corse erano più dure del già duro valore medio dei suoi tempi. Vinceva poco, ma lui era lì e questo dato piaceva ad Alfredo Sivocci, uomo che da valente corridore, pedalò quasi sempre in Legnano e che destinò tutto il suo "dopo ciclistico" all'Atala. Bene, per Sivocci, nocchiero grigioblu, quel peperino dall'accento toscano anche se nato in un comune del bolognese, con la faccia sempre sorridente di nome Arturo e di cognome Neri, era l'ideale per fungere da particolare spalla ai suoi uomini di punta, e, nel 1959, lo fece esordire fra i professionisti. La risposta di Arturo, da subito, fu proprio sincronica agli intendimenti di Sivocci. Nella Abetone-Arezzo, quarta tappa del Giro d'Italia 1959, con Gaul in rosa, poco prima del colle della Consuma, fuggirono in quattro: Nencini della Carpano, voglioso di rientrare in classifica, Cestari ed il "nostro" Neri dell'Atala e Pellegrini dell'Emi, compagno di squadra dell'Angelo della Montagna. I quattro andarono all'arrivo con oltre 3 minuti di vantaggio e Neri si fece un mazzo incredibile per aiutare Cestari a vincere la frazione, ma il Pellegrini già molto veloce di suo e sempre a ruota per il fatto d'essere compagno della maglia rosa, vinse facile sul corridore dell'Atala. Neri, esausto, chiuse 4°. Quasi due settimane dopo nella frazione Genova-Torino, altra fuga riuscita di quattro uomini e, di nuovo, due Atala in avanscoperta: Vito Favero (2° al Tour de France dell'anno prima) e Arturo Neri. Le altre due "lepri", Fallarini e Gismondi, pur non fermi allo sprint, poco poterono coi due corridori di Sivocci. Vinse Favero, con Neri 2°. A fine Giro d'Italia, Arturo sarà 36°. L'ormai divenuto pratese e non solo per la parlata toscana, finì poi 12° nella Coppa Sabatini e chiuse 18° sia la Milano Torino, che il Tour di Romandia. Insomma, un anno dove Sivocci fu davvero contento di lui. Nel 1960 però, complici anche dei malanni fisici, il rendimento di Neri calò, nonostante un gran bel Romandia, dove chiuse 22°, dopo aver colto il 4° posto nella tappa di Morges. Al Giro d'Italia si ritirò, ed a fine stagione fu lasciato libero dall'Atala. Neri, cercò di rimanere nel grande ciclismo, correndo il 1961 da isolato, ma non raccolse quel che sperava e chiuse con l'agonismo.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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