Gabriel Ruozzi

Nato a Nizza il 7 marzo 1914, deceduto a Nizza il 14 settembre 1988. Professionista dal 1935 al 1947, con 5 vittorie all'attivo.
Si potrebbe definire una meteora, ma sarebbe sbagliato, perché consumò la carriera in un'epoca dove l'intreccio di cause e concause era troppo intenso.
Resta il fatto che questo ragazzo, proveniente da una delle tante famiglie italiane che trovarono nella Francia il lavoro ed il pane. Una famiglia di ciclisti, tra l'altro, anche il padre Nello, fu un corridore professionista a cavallo della prima decade del secolo.
Il giovane Ruozzi, appena ventunenne, al debutto fra i prof, partecipò da isolato nel 1935 al Tour de France e ne uscì come un protagonista, al punto di spingere l'osservatorio a predirne una luminosa carriera. Così non fu, ma Gabriel "Gaby", è ancora oggi il più giovane corridore ad aver superato solitario e, per primo, la vetta di una montagna mitica come il Galibier, in una tappa della Grande Boucle. Accadde, l'11 luglio del 1935, nel corso della Aix les Bains-Grenoble, in un pomeriggio tra i più tristi della storia del Tour, perché lungo la discesa del celebre passo, lo spagnolo Francisco Cepeda, che era passato con un quarto d'ora di ritardo da Ruozzi, ed oltre una dozzina di minuti dopo i di questi più vicini inseguitori, gli italiani Morelli e Camusso (che poi vincerà la tappa), cadde, perse i sensi e morì tre giorni dopo all'ospedale di Grenoble, senza più riprendere conoscenza. Fu la prima vittima direttamente sulla strada, nella storia del Tour.
Ruozzi quel giorno arrivò 3° e finì la Grande Boucle al 9° posto, nonché 4° nella Classifica del GPM. Nel '35 colse pure 2 vittorie: il Prix de Dunières e il GP de la Ville d'Antibes. Ma nel '36, contro le previsioni, s'aprì per "Gaby" un lungo periodo grigio: solo qualche piazzamento nelle gare della sua zona. Da isolato, tornò alla vittoria nel '41, nella Nizza-Mont Agel, successo che bissò nel '42, nel corso del quale, vinse pure il GP d'Honneur de Cyclisme. Ma la sua esperienza ciclistica, praticamente, fini lì.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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