Giovanni Bramucci

Nato a Civitavecchia (Roma) il 15 novembre 1946. Passista scalatore, alto m. 1,80 per 72 kg. Professionista dal 1969 al 1971, senza ottenere vittorie.
Un esempio di come la categoria dilettanti sia stata un tempo il luogo ove spremersi oltre il dovuto, anche se ci si trovava di fronte a traguardi che sapevano essere unici come le Olimpiadi, allora riservate ai soli dilettanti. Giovanni Bramucci raccoglieva tutto quello che poteva essere richiamo per una spremuta fisica: era forte a cronometro, quindi adattissimo al quartetto della cento chilometri, tanto più che la sua conformazione fisica, era adatta alla prova e alle medie che si dovevano partorire per essere competitivi, ed era forte su strada, soprattutto quando sul tracciato di gara insistevano salite. Fatto sta, che il ragazzo di Civitavecchia, a 20 anni, era già nel club azzurro con prospettive assolute, ed in un biennio diede tutto quello che poteva distribuire in una carriera. Certo, lui stesso e tanti tecnici diranno di no, ma chi scrive, che ha vissuto tante discipline sportive, quindi non solo nell'intorno dello sport della bicicletta, insisterà fino all'ultimo dei suoi giorni a sostenere queste tesi. Bramucci, già perno azzurro nel 1967, non ancora ventunenne, vinse con arrivo in solitudine la Preolimpica di Città del Messico e questo traguardo, che per molti valeva come il viatico migliore per giungere a grandezze, gli segnò il futuro. Infatti, nel 1968, nelle bellissime Olimpiadi messicane (questo sì, soprattutto se pensiamo all'atletica leggera, alla ginnastica e al basket), Bramucci fu schierato il 15 ottobre nella Cento Chilometri a Squadre che si guadagnò il Bronzo (anche se l'Italia era favorita...), il 23 ottobre nella Prova individuale su Strada dove chiuse 8° (vinse l'azzurro Pierfranco Vianelli). Poi, il 3 novembre, a Montevideo, in Uruguay, Giovanni fece parte del quartetto che si guadagnò il Bronzo ai Campionati Mondiali della Cento Chilometri a Squadre, indi, nella medesima località, corse il 10 novembre il Campionato del Mondo dilettanti su strada, vinto da Vittorio Marcelli, dove finì 10°. Val la pena ricordare, che in quelle quattro manifestazioni che rappresentavano il quadrilatero massimo della categoria, Bramucci fu l'unico italiano a correrle tutte. Giustamente, passò professionista all'indomani di un simile tour de force, all'interno della Griss 2000, ma nell'elite del ciclismo arrivò la sua controfigura, perché il vero Giovanni, s'era bruciacchiato "per" ed "in" quel quadrilatero nel continente americano. Certo, onori da sport di stato, ma nel ciclismo che può far leggenda, lui arrivò, nel 1969, 6° nel GP Prato, 14° nella Coppa Sabatini, 15° nel GP di Tarquinia, 36° nel Giro del Veneto, si ritirò al Giro d'Italia e provò la pista di vertice nell'inseguimento, ma ai Mondiali fu eliminato in batteria. Poi, nel 1970, passò in Germanvox Wega, ed arrivò 3° nell'undicesima tappa della Vuelta di Spagna, 4° nel Giro di Campania, 7° nel Trofeo Matteotti, 30° nel Giro di Toscana e si ritirò sia al Giro che alla Vuelta. A fine anno, rimase senza contratto. Provò a tesserarsi anche nel 1971, col sostegno dell'AS Roma, ma nessuno si fece avanti, ed a meno di 25 anni, lasciò il ciclismo.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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