Léon Devos

Nato il 17 gennaio 1896 ad Ardooie ed ivi deceduto il 23 agosto 1963. Completo. Professionista dal 1919 al 1927 con 15 vittorie.
Atleta gladiatorio, ma dal portamento aristocratico in epoca da forzati della strada. Quanto basta per fare di Leon Devos, uno dei ciclisti più anomali e misteriosi dell'intera storia del pedale. Arrivò tardi allo sport e, si dice, per seguire i filoni della curiosità. Resta il fatto che Devos, a dispetto del tempo lasciato all'osservazione, fece presto ad imparare. Ed infatti, il suo anno d'esordio nel pedale che conta, lo portò ad entrare da subito nelle pagine memorabili del ciclismo. Accadde il 28 settembre 1919, si correva la Liegi-Bastogne-Liegi, la classica più vecchia, anche se per la prima volta riservata interamente ai professionisti. La giornata inclemente in tutti i sensi e lo stato delle strade, allontanò partenti e pubblico. Al via in 26, ma a ridurre a "moncherino" quegli arditi sulle pesanti biciclette del tempo, ci pensò quel fango che incontrarono copioso a Bastogne. Tanti ritiri fra i quali quello di Firmin Lambott, due medi prima vincitore del Tour de France. Per arrestare gli abbandoni, visto il tempo e le condizioni di gara, gli organizzatori interruppero la corsa per un paio d'ore, al fine di fornire un pasto caldo ai corridori. Bene, in quella cornice di tregenda, un uomo solo si presentò vincente all'arrivo di Liegi, proprio il tipo dal portamento aristocratico: Leon Devos. Ad aspettare i corridori solo i componenti la giuria ed i giornalisti. Costoro corsero in direzione del vincitore per sentire le sue impressioni, in fondo era un neoprofessionista che aveva appena vinto una corsa da leggenda. Ed il buon Leon si limitò a dire: "Spaventosa!". D'altronde solo in sei arrivarono al traguardo.....
Il prosieguo della carriera di Devos si mosse su poche partecipazioni e con una particolare predisposizione verso le Fiandre. Non già per il suo essere fiammingo, bensì per la precisa volontà di non logorarsi troppo sui difficili spostamenti del tempo. Nel 1920 e '21, raccolse qualche piazzamento e, nel 1922, tornò a ruggire vincendo il GP Blankenberge e, soprattutto, il Giro delle Fiandre. Fu un'edizione di pregio della "Ronde", poiché al via, oltre ai migliori belgi, anche i "pezzi da novanta" del pedale francese. Leon Devos, in una giornata freddissima ma senza precipitazioni, s'involò in un assolo tra i più belli della storia della classica, e giunse al traguardo con quasi otto minuti sul francese Brunier e oltre ventisette sui fratelli Pelissier.
Alla grande vittoria fiamminga, fece seguito un 1923 pieno di piazzamenti di livello, mentre nel 1924 completò, si diceva, il podio delle sue personali ambizioni, andando a vincere con la solita condotta da dominatore, i Campionati delle Fiandre. Nell'anno oltre a piazzarsi in grandi corse, vinse un'altra prova che, ai tempi, era una classica: il "Giro delle Tre Città Sorelle" (Trois Villes Soeurs, in francese; Drie Zustersteden, in fiammingo). Nel 1925, cominciò ad assaggiare il clima delle corse a tappe francesi, Grande Boucle esclusa. Partecipò al Tour del Nord-Ovest, (una corsa che contava su 9 tappe per quasi 2000 chilometri. Vinse la tappa di Montauban e finì secondo nella classifica generale finale. Sempre in Francia vinse il Circuit Perigueux. L'anno successivo, dopo aver di nuovo partecipato al Tour del Nord-Ovest, con un altrettanto secondo posto finale, rimase in terra francese, per essere al via del Tour de France. Chiuse la grande corsa al 25° posto, correndo in appoggio al connazionale Lucien Buysse che giunse in giallo a Parigi, mentre a livello personale, non andò oltre un terzo posto nel tappone pirenaico di Luchon. Il protagonismo assoluto in terra di Francia, lo colse vincendo il Circuit della Vandee, indi quello di Bordeaux, quello di Villeneux e quello di Angouleme. Rimase oltralpe anche nel 1927, la sua ultima stagione, correndo per la Alcyon-Dunlop. Vinse il Circuit Marcusin e tre tappe del Tour del Nord-Ovest.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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