Leopoldo Cattelan

Nato a Donada (Rovigo) il 25 aprile 1943. Passista scalatore, alto m 1,80 per 66 kg. Professionista dal 1969 al 1971, senza ottenere vittorie.
Con questo rodigino trapiantato nel torinese, incontriamo uno stereotipo di dilettante votato alla causa degli allora considerati "puri". Un evidente della categoria, anche se, per caratteristiche di scalatore più che di passista e senza un discreto sprint, poco vincente: Uno che però si piazzava nelle gare più importanti ed in queste era ardimentoso protagonista, al punto di divenire azzurro, "probabile olimpico" e, poi, di subirne gli stop ad ogni sirena professionistica. Tra l'altro il comunque silenzioso Leopoldo, a men di venti anni, era entrato nel Centro Sportivo della Fiat, allora visto e sentito nell'ambiente ciclistico, come una sorta di gruppo professionistico in attività fra i dilettanti. In altre parole, il buon Cattelan, il richiamo della fame ciclistica che sfociava nella speranza-volontà di passare prof, lo sentiva meno e questa deviazione, sicuramente, pesò nella sua breve e poco soddisfacente parentesi professionistica. Sfumata la partecipazione a Mexico '68 (nel 1967, Cattelan era stato azzurro al Tour de l'Avenir, dove s'era classificato 3° nel tappone pirenaico di Lochon), anche per lui si aprì il varco di quell'autentico esodo (una settantina) di dilettanti che, nel 1969, entrarono a far parte dei professionisti. Leopoldo vi partecipò ingaggiato dalla neofita, ma già "osservatissima" Ferretti, diretta da Alfredo Martini. Nella sua prima stagione, fu 4° nella Marina di Massa-Pian della Fioba, 6° nel Gran Premio di Tarquinia, 7° nel Gran Premio Industria e Commercio di Prato, ma al Giro d'Italia si ritirò nel corso della dodicesima tappa, a causa di una caduta. A fine anno, Cattellan non fu confermato in Ferretti e fu costretto a trovarsi un nuovo accasamento che si concretizzò solo nella piccola squadra dal programma limitato della Zonca di Voghera. Il fatto di non poter partecipare al Giro lo demoralizzò, ed il suo 1970 fu grigissimo. Con la speranza di vedersi aprire un varco per un efficace accasamento, staccò la licenza anche nel '71, ma non si concretizzò nulla e fu costretto ad abbandonare il ciclismo vero.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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