Cesarino Carpanelli

Nato a Galliera (Bologna) il 21 settembre 1942. Passista veloce, alto m. 1,75 per kg. 75. Professionista dal 1969 al 1971, senza vittorie.
Altro esempio di corridore che ha consumato il grosso delle sue facoltà fra i dilettanti. Questo emiliano dal fisico compatto e potente, è stato infatti un grande "puro": fu più volte maglia azzurra (con la quale vinse un paio di tappe del Giro d'Austria nel '66) e conquistò successi di primo livello come ad esempio la Coppa Cicogna e, soprattutto, la Milano Bologna. Ciononostante, anche per quelle che erano allora le dinamiche che regolavano il mondo ciclistico giovanile, o di prospettiva olimpica, non riuscì a fare il salto di categoria in tempi idonei. Vi riuscì solo nel 1969, approfittando dell'intero passaggio nella massima categoria della Griss 2000, sodalizio emiliano che raccolse una bella fetta di giovani speranze italiane. Non a caso il 1969, praticamente all'indomani delle Olimpiadi messicane, gli appassionati e l'osservatorio, poterono registrare il boom dei passaggi al professionismo in un solo anno, come mai nella storia del nostro pedale. Cesarino Carpanelli, dunque, già ventisettenne (il più anziano della Griss 2000, esclusi i pistard già prof come l'ex iridato Gaiardoni e lo stayer De Lillo), ebbe questa opportunità ormai insperata. E fra i grandi del ciclismo italiano, marcò il passo. Non fu schierato al Giro d'Italia dalla sua squadra e nelle corse nazionali si distinse per i tanti ritiri. In sostanza, a ben vedere, il buon Cesarino aveva cristallizzato sul suo fisico, come tanti corridori di quei tempi (oggi sarebbe molto diverso), le classiche distanze delle gare dilettantistiche d'allora: max 180 chilometri. Non a caso ai primi di marzo, in un'edizione del Giro del Piemonte piatta ed accorciata a soli 158 km, quindi perfettamente dilettantistica, il buon Carpanelli si comportò benissimo. Si inserì nella fuga decisiva a 18 e nello sprint decisivo, fu anticipato solo dalla stella internazionale degli sprint Marino Basso e dal primatista mondiale dell'ora Ole Ritter. Dietro Cesarino, gente come Patrick Sercu ed Ercole Gualazzini. Una settimana dopo, a Gatteo Mare, su uno dei classici circuiti di quel tempo (da rimpiangere), dove chi scrive ebbe la fortuna di esserci, i big si diedero battaglia, perlomeno per quello spettacolo (finto o reale ha poca importanza) che oggi si vede raramente in una tappa del Tour, ed alla fine, uscì vincente con un'azione da finisseur il grande Franco Bitossi. Ma dietro, nella volata per il secondo posto, solo una manciata di centimetri divisero il tedesco Wilfried Peffgen da Carpanelli. Insomma, quei terzi posti dimostravano che Cesarino per quelle distanze era a livello anche su cast professionistici. Il problema stava nel fatto che allora i prof, circuiti a parte, quasi mai correvano su simili chilometraggi. Purtroppo Carpanelli non riuscì mai ad "allungarsi", ed a fine '69, con la chiusura della Griss 2000, riuscì solo in extremis ad accasarsi alla nascente Cosatto Marsicano. A fine stagione '70 però, la disoccupazione divenne reale. Staccò la licenza anche nel '71, ma non corse.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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