Léon Scieur

Nato il 19 marzo 1888 a Florennes ed ivi deceduto il 7 ottobre 1969. Fondista completo. Professionista dal 1911 al 1925 con 6 vittorie.
Questo vallone metodico e con le espressioni ed i comportamenti figli della "Belle Èpoque", rappresenta un caso unico nella storia del pedale: imparò ad andare in bicicletta a 20 anni abbondanti è c'è chi dice addirittura a 22, ma seppe vincere il Tour de France. In altre parole, iniziò a gareggiare direttamente fra gli indipendenti (quindi con diversi professionisti ad ogni partenza) solo pochi mesi dopo aver imparato a pedalare. Ma il talento e la volontà di Leon Scieur erano così corposi di cancellare ben presto l'handicap di partenza. Alla terza gara in assoluto arrivò 10°: era la Liegi-Bastogne-Liegi del 1911 riservata agli indipendenti. E verso la Doyenne, il semi-aristocratico Leon, ebbe poi un rapporto davvero intenso e pure vincente. Il primo successo di Scieur arrivò nel 1913, quando, già professionista, s'affermò nella settima ed ultima tappa, che si concludeva a Bruxelles, dell'allora prestigiosissimo Giro del Belgio (chiuso al 4° posto). Già in quell'anno, oltre ad ottimi piazzamenti, provò a cimentarsi nella manifestazione cardine della sua carriera, il Tour de France. Qui però, pagò l'ovvia inesperienza, ed alla settima frazione, si ritirò. Riprovò l'anno seguente e stavolta, con una bella condotta tra l'altro, concluse la Grande Boucle al 14° posto. Arrivò la Guerra e per cinque anni anche Scieur non gareggiò, ma quando il ciclismo riprese, il vallone si mostrò deciso più che mai ad entrare nei vertici mondiali dello sport della bicicletta. In tre stagioni, dal 1919 al 192I, fu un faro del Tour de France. Nella prima annata fu quarto, un piazzamento che ripeté 12 mesi dopo, aggiudicandosi la vittoria nella tappa Grenoble-Gex. Sempre nel 1920, fece sua la Liegi-Bastogne-Liegi, classica per la quale s'era già dimostrato tagliatissimo. Fu però il 1921, l'anno della sua gloria. Preparatosi in maniera certosina per quei tempi, partì per il Tour de France, con la convinzione di mettere fin dagli inizi una grande pressione sui suoi avversari. Ed infatti, già nella seconda tappa che si concludeva a Cherbourg, conquistò la testa della classifica, mentre nella frazione successiva, la Cherbourg-Brest di 405 km, fu autore di una fuga solitaria vincente, dove lasciò Honoré Barthélémy ad oltre nove minuti. A classifica rafforzata, continuò la sua marcia vittoriosa aggiudicandosi pure la tappa Nizza-Grenoble di 333 km, indi il secondo posti nella Les Sables d'Olonne-Bayonne, ed i terzi posti nella Parigi-Le Havre, nella Bayonne-Luchon e nella Ginevra-Strasburgo.
La Maglia Gialla a Parigi fu la concretizzazione di un sogno che suggellò quella carriera che poteva anche fermarsi lì. Ma il fattore "avvenire" lo indusse a continuare fino al 1925, per "monetizzare" la fama di quella vittoria al Tour. E non fu un prolungamento leggero perché Leon Scieur , pur non ritrovando più il successo, si piazzò ovunque.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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