Nato il 27 dicembre 1908 a Genova ed ivi deceduto il 12 settembre 1980. Fondista. Professionista dal 1928 al 1935, senza vittorie.
Potrebbe essere definito, senza esagerazioni, un corridore dei territori dei Savoia. In otto anni di gravitazione sul ciclismo di vertice, limitò le sue partecipazioni a gare liguri e piemontesi con qualche puntata in Lombardia e una in Corsica. Non partì mai per un Giro d'Italia, aspetto tra l'altro incredibile, se si pensa che gli inizi della sua carriera coincidono con gli anni dei più vasti numeri di partenti alla grande corsa a tappe italiana. I motivi di un percorso così anomalo, stavano nel buon senso di Silvio Olmo, che non si poteva permettere certe trasferte e non intendeva rischiare. In sostanza stava coi piedi per terra, ed anche quando nel 1929 e '30 poté correre da accasato in seno all'astigiana Prina, gli itinerari non cambiarono. Già perchè le scelte commerciali di quella casa costruttrice di biciclette, non contemplavano, ad esempio, l'invio di uomini e mezzi ad una corsa come il Giro. E dire che nel 1928, il ventenne Olmo, fu davvero uno dei giovani più promettenti del panorama nazionale: fu 5° nella Coppa Bernocchi, nella Coppa UCAT e nella Coppa Comune di Sandigliano, chiuse 10° il Giro del Sestriere e 11° la Milano-Sanremo. Un ruolino di rispetto, che gli valse due anni con la Prina, ma, come detto, il suo destino nel ciclismo non decollò. In seguito i suoi migliori piazzamenti furono: il 3° nella Milano-Sestri del '30, il 2° nella Milano-Savona '31 e nel Giro del Piemonte '32, ed il 10° nel Giro di Corsica 1935. Insomma, sicuramente questo corridore genovese valeva di più del raccolto, ma lui diede sempre la sensazione di non dannarsene più di tanto.